Campagna di boicottaggio Coca-Cola

COCA COLA UCCIDE
I sindacati - colombiano e Usa - denunciano il colosso: ha fatto eliminare sindacalisti dai paramilitari con omicidi, sequestri e sparizioni

ANTONIO MAZZEO - Il manifesto - 02 Agosto 2001


La nostra organizzazione sindacale è stata dimezzata dalla intimidazione, dal sequestro, dalla detenzione, dalla tortura e dall'omicidio di numerosi leader da parte delle forze paramilitari che hanno agito nell'interesse delle grandi imprese che operano in Colombia, come la Coca Cola e la Panamerican Beverages-Panamco". Si apre cosí la denuncia presentata negli Stati Uniti dal sindacato colombiano Sinaltrainal, contro il colosso mondiale delle soft drinks e la loro maggiore società imbottigliatrice in America Latina. "I manager degli impianti di imbottigliamento della Coca Cola in Colombia hanno contrattato gruppi paramilitari per reprimere l'attività dei leader sindacali. Non ci sono dubbi che la transnazionale di Atlanta ha tratto vantaggio dalla repressione sistematica dei diritti sindacali e che non ha protetto debitamente i lavoratori colombiani dagli atti di persecuzione", prosegue il testo della denuncia depositata lo scorso 20 luglio dai legali della Sinaltrainal e dalla centrale sindacale Usa United steelworkers of America presso la Corte distrettuale della Florida.

Sinaltrainal, struttura a cui aderiscono oltre 4.000 dipendenti dei maggiori complessi industriali del settore alimentare, punta il dito oltre che sulla Coca Cola e la Panamco, anche su altre importanti multinazionali, come la Nestlé e la Cicolac. Nelle aziende di proprietà di questi gruppi si è verificata nell'ultimo decennio un'impressionante sequela di omicidi selettivi, sequestri e sparizioni di sindacalisti e operai, eseguiti dagli squadroni della morte di estrema destra, crimini rimasti del tutto impuniti grazie alle coperture e alla collaborazione di ampi settori delle forze di sicurezza statali.

Undici i dirigenti e gli attivisti assassinati (5 quelli dipendenti dalle societá imbottigliatrici della Coca Cola), 6 quelli miracolosamente sopravvissuti ad attentati dinamitardi, 5 i leader sindacali che a seguito delle gravi minacce subite dai paramilitari sono stati costretti a dimettersi dalla Panamco e a rifugiarsi all'estero.

Numerosi i dipendenti colombiani della Coca Cola vittima di persecuzioni da parte di organi giudiziari e di polizia dello Stato colombiano, ingiustamente accusati di legami con il terrorismo o con le organizzazioni della guerriglia; tra essi 12 leader sindacali sono stati detenuti illegalmente per periodi piú o meno lunghi a partire dal 1984. A seguito delle campagne di repressione eseguite dalle forze armate nella regione settentrionale dell'Urabá (dipartimento di Antioquia), nel 1985, 17 operai dell'impianto di imbottigliamento della Coca Cola del comune di Canepa, hanno dovuto abbandonare il lavoro per sfollare insieme ai propri familiari verso altre cittadine della regione. Nel 1996, un gruppo paramilitare ha fatto irruzione nello stesso impianto di Canepa, costringendo 70 operai a rassegnare le proprie dimissioni dal sindacato. Successivamente due lavoratori sono stati assassinati, altri due dipendenti sono stati vittime di attentati e l'ufficio locale di Sinaltrainal é stato devastato e incendiato durante un blitz paramilitare.

A Bucaramanga (capoluogo del dipartimento di Santander), sempre nel 1996, la sede della cooperativa dei lavoratori della Coca Cola, Cooincoproco, è stata oggetto di due raid da parte dei corpi speciali della polizia, alla ricerca - inutile - di armi ed esplosivi. Nel 1997 la Cooincoproco e l'abitazione del leader sindacale e dipendente della Coca Cola, Alfredo Porras, sono stati devastati da un nuovo raid degli uomini della 5^ brigata dell'esercito colombiano. Sinaltrainal ha denunciato altresí come i propri attivisti siano costantemente oggetto di pedinamenti e intercettazioni telefoniche illegali, e come le imprese imbottigliatrici della Coca Cola abbiano ripetutamente violato accordi collettivi e diritti sindacali, chiudendo arbitrariamente i propri impianti e licenziando i lavoratori senza giusta causa.

"Le imprese transnazionali come la Coca Cola e la Nestlé, impediscono in Colombia il libero esercizio sindacale" aggiunge Sinaltrainal. "All'interno delle fabbriche gli operai vivono in un clima di repressione, controllati a vista da videocamere e personale armato. E' sufficiente partecipare a una riunione sindacale per ricevere la notifica di licenziamento e, se il lavoratore la impugna, è costretto a fare i conti direttamente con le minacce dei capi della sicurezza, pagati dall'impresa". Il gravissimo clima d'intimidazione vissuto nelle fabbriche ha avuto come effetto l'indebolimento della centrale sindacale, che ha visto negli ultimi due anni il dimezzamento dei propri iscritti, in un paese, dove appena il 3% dei lavoratori esercita il proprio diritto di affiliazione sindacale e dove negli ultimi 15 anni sono stati assassinati oltre 3.800 tra dirigenti e iscritti della Cut, la Centrale unitaria dei lavoratori della Colombia.

"Neghiamo ogni tipo di vincolo con qualsiasi violazione dei diritti umani" ha immediatamente commentato l'Ufficio degli affari internazionali della Coca Cola di Atlanta, respingendo le accuse delle centrali sindacali colombo-statunitense. "Le imbottigliatrici in Colombia sono compagnie del tutto indipendenti dalla Coca Cola e per tanto la Compagnia non ha a che vedere con i suoi dipendenti o sindacati". Una smentita che non trova riscontri oggettivi nell'organigramma societario. La transnazionale infatti, concede dal 1951 il monopolio della produzione e della distribuzione dei propri prodotti alla Panamco Indega Colombia, filiale della Panamerican Beverages-Panamco di Miami (Florida), di cui proprio la Coca Cola Company possiede il 24% del capitale azionario e conta su due rappresentanti nel consiglio di amministrazione. L'88% del fatturato della Panamco è generato appunto dalla produzione, dall'imbottigliamento e dalla commercializzazione in tutta l'America Latina dei prodotti del marchio Coca Cola, mentre il resto deriva dalla distribuzione sul mercato sudamericano delle note birre euopee Kaiser e Heineken.

 

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