Campagna di boicottaggio Coca-Cola

Interessi USA in Colombia


L'INCALCOLABILE VALORE DELLA FIDUCIA
Una riflessione sulle imprese multinazionali in Colombia dopo la visita di Jeb Bush

Autore: Laura Castello Metamoros
Testata: Narconews.com 
Data: 2 Marzo 2005
Versione originale: http://www.narconews.com/Issue36/article1212.html 
Traduzione: REBOC


In nome della libertà di mercato e della libera impresa, una settimana fa è arrivato in Colombia Jeb Bush (la famiglia sa bene che questa sarà sempre la sua casa), accompagnato da una corte di 190 nobili industriali(principalmente di aree come tecnologia, software,comunicazioni, dotazioni ospedaliere ed apparati farmaceutici) che valorosamente, anche in nome della libertà di mercato e della libera impresa hanno affrontato le proprie  paure a venire in questo paese strano e violento che si vede sulla CNN, per riunirsi con il superpresidente Alvaro Uribe il 20 febbraio, durante un pranzo al Country Club di Bogotà (dove si riuniscono per conversare i personaggi più illustri della vita politica del paese).

In questo modo, gli industriali della delegazione statunitense sono venuti, tra l’altro, a vendere i propri prodotti (una mostra del proprio spirito commerciale) ed a condividere le loro conoscenze e la loro vasta esperienza nel mondo degli affari con dirigenti sindacali colombiani, che si mostrarono soddisfatti dell’idea di ”rafforzare gli scambi commerciali con gli Stati Uniti”. La cosa migliore è che gli importanti visitatori sono rimasti tanto contenti dell’incontro che stanno già cercando soci che promuovano i propri prodotti qui e investano là, specialmente in Finca Raiz. Per spiegare, ingegnosamente, possono aumentare il capitale  da una parte e dall’altra, mentre gli industriali di qui riusciranno a soddisfare il sogno dorato di tutti i veri uomini di affari colombiani che si rispettino: vivere a Miami.

Non parliamo di quanto sembrava felice Mr. Bush, il fratellino, quando parlò di quanto si sentono tranquilli gli impresari americani da quando il presidente Uribe è arrivato al potere:” Il presidente Uribe ha ottenuto risultati (riferendosi al tema della sicurezza) per aumentare la fiducia e d attrarre investimenti”. E’ che, stimati lettori, non dovete dimenticare i benefici del Plan Colombia e del suo figlioletton(parlando di questioni di famiglia), il Plan Patriota, grazie ai quali è stato possibile rinforzare, con il permesso della Casa Bianca, l’apparato militare che 24 ore su 24 dà un efficace servizio di protezione e vigilanza a questi focolai di investimento straniero che hanno avuto la gentilezza di posare gli occhi sul nostro paese.

Così Bush ha dato una pacca sulla spalla al governo colombiano per continuare la sua crociata contro il terrorismo affermando, e dando così mostra del suo coraggio, che la guerriglia non spaventa gli investitori. Che temerari che sono!

Però il più commovente di questo fraterno incontro di “questa missione di commercio ed amicizia” come l’ha denominata il governatore della Florida, è stato il momento in cui ha pronunciato una emozionante frase di approvazione al modesto lavoro del governo colombiano a vantaggio del capitale statunitense: “ Colombia ci ispira fiducia”.

Queste belle parole che arrivano nel profondo degli obbedienti cuori colombiani, ti  fanno inevitabilmente pensare, con emozione, a quelle imprese straniere che nella loro crociata nel mondo sottosviluppato, difendendo la libertà di mercato - hanno rallentato il loro cammino- per collaborare nella lotta per raggiungere il progresso che, da anni, hanno intrapreso i signori latifondisti ed i settori più agiati del nostro paese.

E’ per questo che oggi, appezzati lettori, in forma di melenso omaggio, mi piacerebbe ricordare quello che hanno fatto le due più importanti multinazionali statunitensi per fare di questo un paese migliore, due imprese che hanno riposto in noi la loro fiducia. Parlo niente più e niente meno che della Coca Cola e della Occidental Petroleum Company.



“Che faremmo senza di lei”

Coca Cola è così: La  “scintilla della vita”, il simbolo per eccellenza del sogno americano. Ha imbottigliatrici, azionisti e collaboratori in quasi tutto il pianeta ( in alcuni paesi, sicuramente, si è convertita in un esempio di austerità per i datori di lavoro di tutto il mondo, permettendo  che molti bambini poveri del mondo abbiano la possibilità di collaborare con la economia famigliare. Come il caso di quelli che coltivano lo zucchero di EL SALVADOR. Questa impresa- che “ da 60 anni progredisce con la Colombia”, come recita lo slogan che appare sul sito web, e che in tutti i luoghi dove fa affari si considera come compagna della società - possiede 20 imbottigliatrici in Colombia, 17 delle quali appartengono alla compagnia Coca Cola FEMSA, mentre le restanti sono in mano di  privati. Ha saputo  sfruttare efficacemente le nostre riserve di acqua e zucchero. Ed inoltre, conta su un investimento superiore ai 300 milioni di dollari( o più), capitale che ha saputo investire molto bene in investimenti milionari nell’imbottigliamento, nel miglioramento della fabbrica di produzione ed in pubblicità, tra le altre cose. !!!!!!Che Invidia!!!!!! Quale sarà il segreto per raggiungere tanta prosperità? A seguire vedremo alcune chiavi per  il segreto del successo industriale: la strategia della Coca Cola è  principalmente la riduzione dei costi di produzione, qualcosa che ha raggiunto con efficacia ricorrendo al licenziamento in massa dei lavoratori(quello che non serve che non disturbi).

Così, è possibile investire meglio in tecnologia di qualità che assumere i costi non superflui, che implicano il lavoro della fabbrica:  previdenza sociale, ferie, pensioni ed altri benefici dei lavoratori. Inoltre se serve mano d’opera è possibile applicare  un metodo che è molto di moda in Colombia, già da vari anni, quello della subcontrattazione cioè l’impiego di lavoratori temporanei, che non possono esigere garanzie di nessun tipo perché non hanno né la sicurezza del posto di lavoro né la possibilità di occuparlo per molto tempo.

E siccome Coca Cola di Colombia sa che tutta la economia che si rispetti deve essere adeguatamente supportata nel risparmio, da settembre 2003 va chiudendo varie imbottigliatrici. Che in fondo è stato un fatto positivo per i più di 500 lavoratori che sono stati obbligati a licenziarsi. E’ così che Coca Cola ringrazia i suoi impiegati per tanti anni di cura e dedizione.

Naturalmente, per raggiungere la prosperità si deve anche superare qualsiasi ostacolo. Nel caso particolare della Coca Cola non è rimasta altra alternativa che creare una strategia per difendersi dal pericolo rappresentato da quegli impiegati irriconoscenti che creano organizzazioni per offuscare il prestigio di cotanta magnifica impresa, sfortunatamente conosciute come sindacati.. La maggior parte dei lavoratori della Coca Cola in Colombia, da vario tempo, sono affiliati al SINALTRAINAL(Sindacato Nazionale dei Lavoratori dell’Industria di Alimenti). Si oppongono a quello che loro chiamano “licenziamenti di massa” (che, certamente, già l’abbiamo spiegato, sono licenziamenti forzati) per quelli che considerano salari ingiusti (perché se si abbassa un pochino la paga già si fermano, che altro si può fare con un bilancio di 300milioni di dollari?) e perché sicuramente la politica dell’azienda sta attentando alla associazione sindacale a prescindere da tanti lavoratori.

E siccome i signori lavoratori sindacalizzati non capiscono con le buone che tutte queste cose l’impresa le fa per il loro bene, non hai altra opzione che usare le maniere forti. Non c’è niente di male, perché avranno anche collegamenti con i sovversivi, così come dichiarò il rispettabile signor José Gabriel Castro, direttore della Coca Cola Colombia nel 1992, quando accusò pubblicamente i lavoratori ed il sindacato di essere agenti della guerriglia. In questo senso, le forze militari colombiane ed i paramilitari(Autodenfensas Unidas de Colombia), che fortunatamente sono sul punto di trasformarsi in organizzazione legale, hanno compiuto da molto un eccellente lavoro. Basti ricordare trionfi militari-industriali, così pieni come l’assalto alla sede della Cooperativa di Lavoratori della Coca Cola il 30 settembre 1996, realizzato da membri delle Forze Speciali(Bloque de Busueda) della polizia nazionale, o a quel 9 dicembre 1996, quando membri delle Autodefensas (e poi dicono che la Coca Cola non genera lavoro) entrarono nella fabbrica della Coca Cola a Carepa (Antioquia) per riunire i lavoratori iscritti al SINALTRAINAL ed obbligarli a “licenziarsi forzatamente”.

Secondo SINALTRAINAL, nove lavoratori e sindacalisti delle fabbriche della Coca Cola sono stati assassinati, 38 cacciati dalle proprie case e città, ed inoltre 67 hanno ricevuto minacce di morte. Questi fatti sono quelli che fanno sì che questa impresa abbia tanta fiducia in Colombia. “Veramente”….


La Occidental Petroleum Company ed il suo impegno in Colombia: Abbiamo il privilegio della presenza di questa impresa statunitense dal 1983, conosciuta come OXY, quando ci aiutò a trovare (scusando il provincialismo dei lavoratori della industria petrolifera in Colombia) il giacimento petrolifero di Caño Limon, ubicato nella regione di Arauca. Nel frattempo, sottoscrisse un contratto di collaborazione con l’impresa statale ECOPETROL (Impresa Colombiana de Petròleos). Questo contratto stabiliva che ad entrambe le parti toccava il 50% dei guadagni (fortunatamente, grazie all’amabile gestione del presidente Uribe al momento, con la chiusura di ECOPETROL, la OXY e altre imprese petrolifere straniere potranno tenere il 100% della produzione, in cambio di una piccola quota in segno di regalo, come ringraziamento per investire nel paese). Il giacimento di Caño Limon è una miniera d’oro. Da esso è possibile estrarre 200.000 barili di petrolio al giorno (già mi immagino che voi, apprezzati lettori, sappiate quanto sia il controvalore in dollari). In questo modo dal 1985 la OXY incominciò a lavorare in Colombia, saziando in parte l’interminabile sete dei grandi azionisti statunitensi dell’industria del petrolio, che continuamente insegnano alle imprese nazionali che l’ambizione non è un difetto, ma una virtù che, sicuramente, non ha limiti.

Fu proprio l’ambizione che portò la OXY a costruire questo megaprogetto che è l’oleodotto, finito nel 1986, che va da Caño Limon (nel cuore delle pianure orientali) a Coveñas (sulla costa del Caribe colombiano), da cui il petrolio attraversa boschi e montagne di tutto il paese fino ad arrivare alle navi cisterna che lo trasportano direttamente negli Stati Uniti. Questo è il vero progresso! Però per le organizzazioni ambientaliste questo ha significato la distruzione dell’ambiente naturale. Sembra che questi hippies non abbiano niente di meglio da fare.

Senza nessun dubbio, non possiamo non ammirare queste imprese per il coraggio nel superare le difficoltà e nel difendersi dai nemici: la guerriglia, le ONG(principalmente ambientaliste), le comunità indigene (specialmente U’wa) e la stessa piaga che minaccia la Coca Cola e altre imprese di inattaccabile reputazione: i lavoratori organizzati. Questi ultimi sono associati al maggior sindacato che raggruppa i lavoratori dell’industria petrolifera in Colombia: la USO (Unione Sindacale Operaia dell’industria del petrolio) E combattono per le stesse ragioni di quelli della Coca Cola, per i salari ingiusti, per la eliminazione dei contratti temporanei. Sono anche monotematici!

Ed è l’ambizione quella che non permette alla OXY di spaventarsi davanti alle accuse delle organizzazioni che lavorano attivamente con la comunità indigena U’wa, nel senso che nel suo modo particolare di vedere il mondo, i lavori di estrazione dell’impresa, sono dall’inizio svolti in territori sacri per gli indigeni e che, in questo senso, sono un’offesa contro la cultura e l’autonomia della comunità (la vergogna che ci fanno provare con i cittadini del Primo Mondo questa gentaglia sottosviluppata). Di fatto, il vicepresidente della OXY, Lawrence Meriage, ha risposto deciso a queste accuse. Secondo lui, queste organizzazioni”Non hanno nessun interesse in Colombia o negli U’wa. Hanno solo bisogno di un argomento per raccogliere fondi.” Così dichiarò in un’intervista pubblicata su El Tiempo il 15 febbraio 2000. 

Di certo, queste organizzazioni, non sono sicuramente come la OXY, che ha molto interesse nel paese, che ha contribuito all’aumento della forza in diversi territori. Non c’è  ditta che abbia dato tanto impulso al Plan Colombia come la OXY.  Di fatto, nella citata intervista, Meriage ha detto che l’ unica critica che può fare alle operazioni militari in Colombia, è che dovrebbero essere “più bilanciate”.

Cioè, che non solo dovrebbero comprendere il Putumayo, ma anche Arauca, Norte de Santander, e, di strada, la frontiera con l’Ecuador. Esattamente le zone dove la OXY sta sviluppando attività e che stanno venendo occupate dalle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia) e dal ELN (Esercito de Liberacion Nazional), che sta attaccando il giacimento e l’oleodotto, attentando contro lo sviluppo economico del paese.

Il continuo lavoro lobbystico del signor Meriage, ha dato i suoi frutti, quando il congresso statunitense ha stabilito che, dei fondi del Plan Colombia approvato nel 2003, 99 milioni di dollari si investiranno per la protezione dell’oleodotto Caño Limon-Coveñas. Un sistema di protezione sicuramente modesto costituito solamente da 10 elicotteri, addestramento speciale per la XVIII Brigata dell’esercito che opera nella zona, la creazione della brigata mobile numero 5 (assegnata esclusivamente alla protezione dell’oleodotto) e unità aggiuntive fluviali e di polizia. Inoltre nel gennaio 2003, 60 membri delle Forze Speciali statunitensi sono arrivati ad Arauca. Tutto questo senza contare i mercenari delle imprese militari private, che sono diventati indispensabili in questi territori.

Degli ambientalisti, dei sindacalisti, degli operatori dei diritti umani e di questi indigeni Uvos, Uvas, o come si chiamano, non dovremo preoccuparcene molto. In casi simili, la OXY non ha avuto problemi a mettere mano al portafogli e tirar fuori dollari dal suo modesto bilancio affinché gli eroici rappresentanti armati del latifondo facciano un favore all’umanità e tolgano questa gente odiosa dalla strada, ogni volta più corta, che porta al progresso del nostro paese.

E’ per tutto questo che anche la Occidental Petroleum Company, ha fiducia nella Colombia.


Per scusarci.

Potrei non smettere di scrivere sulle virtù di tutte le compagnie multinazionali che hanno creduto, ciecamente, nella spinta del nostro popolo lavoratore, nelle infinite possibilità di sfruttamento che offrono le nostre risorse naturali; nel calore e nel carisma della nostra gente (qualità che sicuramente sono più visibili quando arrivano cittadini statunitensi o europei nel nostro territorio); negli sforzi del governo in carica per fare di questo un paese più sicuro (per l’investimento straniero).

Così è. Sfortunatamente, per mancanza di spazio, non potrò proseguire parlando di imprese come Nestlè, Drummond, Monsanto, BP e Repsol, tra tante altre (circa oltre 500). Però non importa. In questo caso non si potrà pensare a quel gioco infantile dove una delle cose non è come le altre, ma è differente da tutte le altre. No. Qui tutte le cose sono come le altre. Cioè, tutte queste multinazionali usano tutte lo stesso modus operandi, basato sull’onestà, la pace, il rispetto e l’appoggio alle forze dell’ordine, esattamente come le ho descritte quando mi riferivo alla OXY e alla Coca Cola.

E’ che così, in definitiva, è molto facile dare fiducia alla Colombia.

O no, Mr Jeb?
 

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