A4 newsbot

#13 - 5 ottobre 2005 senza prezzo

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Non ci sono più le mezze stagioni!
Tempo previsto per domani: caldo torrido o glaciazione?


Sebbene frasi come: "Le stagioni non sono più quelle" risalgono almeno a circa 2000 anni fa, al poeta latino Virgilio, la situazione del clima del pianeta, ma anche dell'Italia in particolare, non può non destare preoccupazione.

L'uragano Katrina e la successiva catastrofe che si è abbattuta sugli Stati Uniti meridionali, e in maniera terribile sulla città di New Orleans, ha riportato in primo piano le problematiche del riscaldamento globale e del cambiamento climatico.
A New Orleans, alla catastrofe naturale si è sommata poi l'inefficienza statale. Le autorità hanno abbandonato per cinque giorni senza soccorsi la popolazione disastrata della Louisiana senza contare che in precedenza, le stesse autorità, avevano tagliato i fondi destinati al consolidamento e rafforzamento delle dighe poste a difesa della città.
A questo si è aggiunto il disastro sociale degli omicidi gratuiti tra i sopravvissuti, degli stupri e della legge del più armato. Tutto ciò tra i poveri della città, perlopiù afro-americani, quelli che non avevano neanche i mezzi per muoversi, quelli che alla domanda "perché non ve ne siete andati?" hanno risposto univocamente: "Per andare dove?".

E' saltato subito agli occhi che gli Stati Uniti flagellati dagli uragani di questo settembre 2005 sono gli stessi ai quali George W. Bush ha imposto di non ratificare gli accordi di Kyoto per la riduzione delle emissioni di gas serra in atmosfera. Nel 2001, Bush difese la sua decisione dichiarando: "Non intendo accettare un piano che danneggerà la nostra economia e i lavoratori americani. La cosa in assoluto più importante sono le persone che vivono negli Stati Uniti; è questa la mia priorità" a vedere poi cosa è successo si capisce che le priorità di Bush coincidono con quelle dei petrolieri e dei costruttori di automobili, altro che con quelle della popolazione.

Disegno di Kora - L38 SquatCosa sono gli accordi di Kyoto?
Il Protocollo di Kyoto è un accordo internazionale che fissa gli obiettivi per i tagli nelle emissioni dei gas serra nei paesi industrializzati. Questi gas sono considerati almeno in parte responsabili dell'innalzamento a livello mondiale della temperatura della Terra.
Il protocollo è stato istituito nel 1997, basato sui principi stabiliti in una struttura d'accordo firmata nel 1992.

Quali sono gli obiettivi di Kyoto?
I paesi industrializzati sono impegnati a tagliare le loro emissioni combinate del 5% sotto i livelli del 1990 entro il 2008 - 2012. Ciascun paese che ha firmato il protocollo accetta il suo specifico obiettivo. Per i paesi dell'Unione Europea è previsto un taglio nelle emissioni dell'8% e per il Giappone del 5%, mentre la Russia ha accettato di mantenere i livelli del 1990. Ad alcuni paesi con poche emissioni è stato permesso di aumentarle.

Considerando il fatto che gli USA rifiutano di attenersi a questa regolamentazione/riduzione delle emissioni sommato al fatto che con il 4 per cento della popolazione del pianeta, emettono un quarto di tutti i gas serra, soprattutto per generare elettricità, riscaldare, refrigerare e per far funzionare il sistema dei trasporti, la già blanda riduzione di emissioni prevista dagli accordi di Kyoto (secondo l'IPCC dell'ONU la riduzione per essere efficace nell'evitare un clima catastrofico dovrebbe essere del 60/70 %) andrebbe (va) definitivamente a farsi friggere.

Che cosa è il riscaldamento globale, da cosa viene causato, cosa provoca e cosa bisogna fare per fermarlo.

Tempi duri per i pinguini
Fino a qualche anno fa alcuni scienziati, specialmente quelli che lavoravano - per dirla in breve - finanziati dalle varie Shell, Esso, Bp, General Motors, Ford ecc. negavano che fosse in atto un riscaldamento globale, ma oggi, che tutti noi abbiamo potuto vedere con i nostri occhi i ghiacciai che si stanno ritirando e le condizioni meteorologiche sempre più tormentate essi non lo negano più, la loro battaglia si è ora spostata sul capire cosa è che lo sta determinando e negare che con questo l'industria dell'auto o quella del petrolio abbiano qualcosa a che fare.

Allora, che cosa è l'effetto serra?
Alcuni dei gas presenti nell'aria, detti "gas serra", hanno la capacità di assorbire il calore di quella quota di radiazioni solari che una volta "rimbalzate" sulla superficie terrestre sfuggirebbero poi verso lo spazio: più cresce la loro concentrazione, e più aumenta la quantità di calore intrappolata nell'atmosfera e dunque, tendenzialmente, la temperatura sul nostro pianeta (senza questo processo naturale la temperatura della terra sarebbe di -18°C).
Sono "gas serra" l'anidride carbonica (CO2), i clorofluorocarburi (CFC), il metano (CH4), l'ossido di azoto (N20), l'ozono troposferico (03). La concentrazione dei "gas serra" nell'atmosfera cresce sia per l'aumento delle emissioni sia, nel caso dell'anidride carbonica, per la sistematica distruzione di milioni di ettari di foresta: gli alberi, infatti, agiscono da veri e propri "accumulatori" di carbonio, e per ogni ettaro di foresta bruciato cresce quindi di un po' la quantità di anidride carbonica liberata nell'aria, e con essa l'effetto serra.
A partire dalla rivoluzione industriale, la concentrazione dei "gas serra" nell'atmosfera è andata progressivamente aumentando.
Nel 1896 lo svedese Svante Arrhenius comprende che immettendo più CO2 nell'aria tramite l'utilizzo su larga scala dei combustibili fossili si stanno sovraccaricando le proprietà isolanti naturali dell'atmosfera ...oggi, nel 2005 sembra che nessuno gli abbia dato retta! La concentrazione di anidride-carbonica si è innalzata del 30%.

Le previsioni basate sull'attuale tendenza climatica dicono che vi sarà un innalzamento della temperatura di 2,7°c (forse di 1°C, forse anche di 4°C) entro il 2080. Anche se potrebbe sembrare un numero poco significativo in realtà non è così, anche se la temperatura globale si innalza di 1°C significa un incredibile aumento di energia che circola nel sistema meteo.

Ma quello che vedremo non è soltanto un aumento della temperatura, piuttosto un caos climatico con un continuo aumento di vento, pioggia, siccità e diminuzione ghiaccio.
Funziona così: il ghiaccio sciogliendosi, scioglie più ghiaccio. Ghiaccio e neve sono di colore bianco e riflettono il calore del sole. Il terreno e gli alberi d'altro canto sono scuri e assorbono il calore del sole, Così sì riscalda la terra e ciò fa sciogliere ancor di più i ghiacciai.
I ghiacciai inoltre sono una risorsa fondamentale per l'acqua dolce: basta pensare ai ghiacciai di montagna che continuano ad alimentare i fiumi, e indirettamente i laghi e gli altri bacini idrici del pianeta.
I fiumi come il Gange e Bramaputra, che irrigano i campi che sono il paniere dell'india sfamando 1 miliardo di persone sono alimentati dai ghiacciai. Nel 2040 quei ghiacciai si esauriranno e i fiumi esisteranno solo nel periodo delle piogge (sempre che ci saranno) cosa succederà a tutte quelle persone?

Amsterdam e Venezia? Addio
Quando i ghiacciai si sciolgono ovviamente contribuiscono all'innalzamento del livello dei mari. I livelli del mare si sono finora innalzati tra i 10 cm. e i 25 cm. a causa del riscaldamento terrestre. Circa 6cm di questa misura provengono da ciò che è chiamato "espansione termica", (mentre il mare diventa più caldo diventa anche più grande), il resto viene dallo scioglimento del ghiaccio.
Finché sono i ghiacciai marittimi che si sciolgono non succede niente: quando i cubetti di ghiaccio si sciolgono in una bevanda questa non straripa. Ma è quando si sciolgono i ghiacciai terrestri che il volume del mare aumenta. Più il mare si innalzerà e più estesi saranno i territori che saranno sommersi (grandi pianure etc.).

E in Italia... come va?
Anche il clima del Mediterraneo ha subito profondi mutamenti nel corso degli ultimi 10/20 anni in sintonia con quanto avvenuto sul resto del pianeta.
I cambiamenti più evidenti si sono verificati, come era lecito attendersi, nella temperatura, ma è mutata anche la piovosità e per di più sono aumentati i fenomeni estremi (trombe d'aria, nubifragi, fulmini, alluvioni, ondate di calde, episodi di siccità).
Non vi è dubbio che in Italia negli ultimi 20 anni la temperatura abbia subito un brusco balzo all'insù (di quasi 1 °C) e che, nello stesso tempo, siano aumentate le estati eccezionalmente calde con temperature "tropicali": 6 casi dal 1980 ad oggi -'83, '88, '94, '95, '98, 2003 ­ di cui però 4 casi negli ultimi 10 anni.
Per di più è cambiato anche il modo in cui piove perché le precipitazioni giornaliere tendono a manifestarsi, più che nel passato, con rovesci più intensi e localizzati nello spazio. Ecco perché sulle grandi città della penisola, complice anche l'aumentata intensità delle isole urbane di calore, i nubifragi negli ultimi 20 anni hanno subito un incremento tra il 200 e il 400%.
Negli ultimi 50 anni l'Italia è stata colpita da 6 grandi alluvioni autunnali: '51 (Polesine), '66 (Firenze), '93 (Liguria), '94 (Piemonte), 2000 (Piemonte e Val d'Aosta), 2002 (Lombardia), ma ben quattro di tali eventi sono accaduti negli ultimi 10 anni.
L'irregolarità annuale delle piogge ha ovviante incrementato anche gli episodi di siccità come dimostra il fatto che negli ultimi 40 anni vi sono stati 6 casi di grave siccità (meno di 360 mm) con durata di 9 mesi almeno: '61, '83, '93, 2000, 2001, 2003. Ma la metà di tali eventi è avvenuto negli ultimi 5 anni. Per di più l'aumentata frequenza degli episodi di siccità ha aggravato la prospettiva di desertificazione per alcune regioni del Meridione.

Stiamo facendo qualcosa per far fronte a questo problema?
A quanto pare il cambiamento climatico sembra non importare quanto dovrebbe, da una parte non si vuole rinunciare ad un millimetro dello "stile di vita occidentale" basato su grandi consumi e sprechi energetici, dall'altra ci sono le pressioni delle grandi multinazionali del petrolio, dell'automobile e simili che devono continuare a realizzare sempre maggiori profitti e continuano a vendere sempre maggiori percentuali di prodotto anche se ormai il ponte è visibilmente inclinato e la nave sta affondando.

Tutto ciò pare però non portare ad un processo che dovrebbe vedere invertire la tendenza all'ecocidio oggi in atto. Sebbene non siano più gli anni dove ovunque era permesso avvelenare persone e territori senza problemi, oggi in gran parte dei paesi del "nord" del mondo le attività e le produzioni più nocive sono maggiormente sotto controllo e così queste produzioni, invece di venire soppresse, vengono trasferite verso l'Europa dell'Est o Cina. E malgrado il duro controllo repressivo anche in Cina ci sono state ribellioni ed insorgenze contro le produzioni nocive e l'inquinamento.
Purtroppo niente di buono anche sul fronte della tutela dei territori incontaminati. Quest'anno il Senato USA, con un voto di 51 a 49, ha approvato le trivellazioni petrolifere nella Arctic National Wildlife Refuge (Riserva Naturale Nazionale Artica) dell'Alaska. Due anni fa, le Accademie Nazionali della Scienza affermarono che anche con tecnologie perfezionate, le trivellazioni nella parte settentrionale dell'Alaska hanno rovinato la tundra, alterato i meccanismi della vita naturale e hanno prodotto problemi sociali gravi. Un ecosistema delicato che era già stato devastato dall'incidente della petroliera Exxon-Valdez che nel 1989 perse 41 milioni di litri di petrolio nel mare e sulla costa dello stretto di Prince William.

Catastrofici?
In A4 newsbot #3, cinque anni fa, avevamo già affrontato la questione del riscaldamento globale. I problemi erano sostanzialmente gli stessi, anche se la situazione sembra addirittura peggiorata, quello che abbiamo avuto in più in questi anni sono una serie impressionante di riscontri alle fosche previsioni degli anni scorsi.
Abbiamo visto tutti video, foto e testimonianze di quello che sta succedendo, a partire dagli uragani che si abbattono sul Golfo del Messico.

I media hanno mostrato le popolazioni colpite da eventi climatici in tutti i continenti. Anche nella peggiore delle ipotesi non avremmo immaginato tanto.

Che avevamo ragione non ci consola, ma rimane la convinzione che fin da subito è necessario agire con ogni mezzo per fermare la devastazione del pianeta. Ma anche iniziare fin da subito un cambiamento degli stili di vita senza aspettare che agiscano per noi governi o simili. E di questo tratterà il prossimo numero di A4 newsbot



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