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#14 - 28 marzo 2007 senza prezzo

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C'è del marcio in Danimarca


ungdomshuset copenaghenAbbiamo assistito nei giorni scorsi in TV e sugli altri media alle immagini dei fuochi, delle cariche della polizia e della rivolta scoppiata a Copenaghen in seguito allo sgombero di Ungdomshuset (tradotto dai media a volte in "centro sociale" e a volte in "squat" - in realtà letteralmente Ungdomshuset significa "Casa della gioventù").

La durezza della risposta dei giovani di Copenaghen, e del movimento internazionale che ha partecipato alla protesta, ha ridotto la Danimarca a dover chiudere le sue frontiere per fermare gli attivisti stranieri che arrivavano per lottare in solidarietà con gli occupanti di Ungdomshuset. Per far fronte a questa "emergenza squatters" la Danimarca è stata addirittura costretta a ricorrere al prestito di automezzi e personale da parte della polizia svedese e olandese.

Ma che cosa era Ungdomshuset a Copenaghen? In realtà di questo i media non ne hanno parlato quasi per niente. Si sono limitati a far vedere soltanto le fiammate delle bottiglie molotov lungo le strade e a sciorinare le loro solite litanie sulla violenza, gli anarchici, gli autonomi, i black bloc...

Ungdomshuset era uno stabile di quattro piani occupato dall'ondata di squatters degli anni ottanta. Questo squat era famoso in tutta Europa per le band che nel corso degli anni ci hanno suonato, per l'ospitalità offerta ad altri giovani del movimento alternativo di passaggio per Copenaghen, ma anche per altre attività, come far funzionare una cucina popolare vegan, stampare magliette, organizzare un cinema e un Infoshop, il DIY, e soprattutto per essere un luogo dove incontrarsi ed organizzarsi per la trasformazione dell'esistente.

Nel 1982 Ungdomshuset fu lasciato agli squatters dall'allora governo socialdemocratico, ma i tempi cambiano, e dal 1999 lo stato ha iniziato a rumoreggiare di volersi riprendere lo stabile dove era Ungdomshuset e di venderlo per una cifra non troppo elevata, e i "ricconi locali", avidi e speculatori come è loro solito non hanno perso questa occasione per trarne profitto. L'edificio venne infatti comprato, dopo alcune transazioni abbastanza misteriose, dalla setta fondamentalista cristiana di destra "Faderhuset" (La casa del Padre) nella loro fanatica missione di voler ripulire la città e soprattutto il quartiere Nørrebro da "questi giovani dello squat posseduti dal demonio e che rappresentano l'anticristo".

Al riguardo alcune info su Faderhuset e Ruth Evens (la leader della setta)
a cui il comune di Copenaghen ha venduto l'edificio. Il loro programma è ben preciso: ripulire la città e il quartiere Nørrebro da tutto ciò che per loro è l'anticristo: punks, omosessuali, migranti.

La stessa setta fondamentalista cristiana propone l'abolizione della libertà di scelta sull'interruzione di gravidanza.
Ruth Evens, la loro leader, disse perfino che Dio le era apparso in sogno dicendole di "comprare Ungdomshuset e di sbarazzarsi dei giovani, per
poter combattere i mussulmani che si stanno impossessando di Copenhagen e di scendere in campo contro l'omosessualità".

Dopo sei anni di battaglie legali il tribunale il 14/12/2006 ha stabilito che la proprietà dello stabile non era più di chi ci abitava e lo faceva vivere da 25 anni, ma della setta fondamentalista religiosa che aveva comprato lo stesso... Ecco il vero volto delle libertà democratiche concesse dal capitalismo! Come risposta a questa decisione gli occupanti di Ungdomshuset hanno esposto lo striscione "Casinari di tutto il mondo siete i benvenuti" e per due giorni ci sono state manifestazioni e scontri per la città che hanno coinvolto circa 2000 persone.

Le attività di resistenza sono continuate per diverse settimane come anche le manifestazioni, alle quali hanno iniziato a partecipare non solo giovani alternativi e punks, ma anche tutta quella gente danese, stufa del governo di destra liberista e razzista, che si è mossa in difesa dello squat, che sin dall'inizio del novecento era stata un punto di riferimento della Copenaghen della classe lavoratrice progressista.

Il palazzo costruito nel 1897 dal movimento operaio internazionale si chiamava originariamente Folkets Hus (Casa del Popolo). Qui nel 1910 la Seconda Internazionale e Clara Zetkin proclamarono l'8 marzo giornata internazionale di lotta delle donne. Nella casa ci parlarono Lenin e Rosa Luxemburg e la grande manifestazione del 1918 contro la disoccupazione che giunse a occupare la borsa danese partì proprio da lì. Dopo la seconda guerra mondiale, la Casa fu poi usata per dare ospitalità ai profughi e poi via via che la passione socialista sbiadiva venne lasciata a se stessa fino ad essere abbandonata e poi occupata appunto all'inizio degli anni ottanta dai giovani squatter.

Il primo di marzo però tutto ciò è finito. I reparti antiterrorismo della polizia danese calandosi dagli elicotteri si sono introdotti nella casa arrestando 40 occupanti e poi qualche giorno dopo hanno iniziato la demolizione tramite ditte che nascondevano il loro nome sui mezzi e operai con il passamontagna, per impedirne il riconoscimento. Nel frattempo però la rivolta ha infiammato la città, per due giorni e due notti le strade sono state in mano ai manifestanti, più di 850 persone sono state arrestate, ma la richiesta non è cambiata: "VOGLIAMO UN ALTRO UNGDOMSHUSET" e vogliamo anche che le persone arrestate vengano subito liberate.


Realtà simili ci sono anche in Italia, anche a Roma.
Anche nei nostri quartieri.

Anche al Laurentino, infatti, da tanti anni c'è un posto affine ad Ungdomshuset dove funziona un Infoshop, si fanno concerti, c'è una sala prove, una biblioteca, una palestra, un laboratorio informatico, un bar. Si organizzano riunioni, iniziative, serate e feste nel quartiere per celebrare l'autorganizzazione e la possibilità di vivere fuori dal capitalismo.

E' L38 Squat (o Laurentinokkupato, o il Centro Sociale del sesto ponte) dove dal 1991 alcuni giovani del quartiere si sono auto-organizzati, e senza nessun finanziamento dei partiti e dello stato hanno riempito di attività, di ricchezza culturale e sociale uno dei ponti di questo quartiere. Un ponte del Laurentino, autogestito, mantenuto e migliorato dalle persone che ci vivono e che lo frequentano quotidianamente. Un ponte del Laurentino proprio come quei 3 ponti che l'amministrazione comunale senza alcuna fantasia nè coraggio ha deciso di demolire per poi creare altrettante cubature di cemento fatte di speculazione e business: mai che si possa perdere questa opportunità!

Durante questi 16 anni di occupazione al sesto ponte molti giovani si sono impegnati in prima persona per migliorare, anche strutturalmente, i locali del Laurentinokkupato-L38Squat e del ponte che lo ospita. Questo dimostra l'insensatezza della demolizione degli ultimi 3 ponti come unica risposta per il risanamento del Laurentino e per dare una soluzione al problema abitativo. In realtà la loro unica risposta è stata più investimenti appetibili per gli speculatori e sempre meno possibilità per gli abitanti, specialmente per le fasce più deboli.

A Roma come a Copenaghen speculatori, profittatori, politici e palazzinari dovranno continuare a fare i conti con chi rifiuta la logica del dio denaro e continua a battersi ogni giorno per difendere i diritti e la dignità delle persone.

Ci troveranno ancora una volta lì, dall'altra parte della barricata, pronti a difendere ciò che abbiamo conquistato con ogni mezzo necessario.
Solidarietà attiva per Ungdomshuset - Contro ogni sgombero: ora e sempre Resistenza!

Libertà immediata per gli/le imprigionati/e della rivolta


LE NOSTRE LACRIME E LA NOSTRA RABBIA

POLITI Tratto da News from the fields and beyond#4 (Newsletter Anti-G8)

Molte persone si svegliano quotidianamente dalla parte sbagliata del capitalismo e molte altre si svegliano dalla parte sbagliata di un brutale sgombero fatto dalla polizia.

La lotta contro lo sgombero di Ungdomshuset, un centro autonomo giovanile in Danimarca, è diventata un simbolo globale per le nostre lotte per ottenere spazi pubblici liberi e contro la mercificazione delle nostre vite attraverso il capitalismo neoliberista.

Tuttavia è diventata anche una realtà pratica, un laboratorio di resistenza collettiva e internazionale per la creazione di un fronte di opposizione alla controinsurrezione in Europa.

Non vi lasceremo in pace quest'anno!
E ci sono altri Ungdomshuset da difendere ancora e molti progetti di speculazione vanno affrontati e gli va opposta la nostra resistenza!

E mentre stiamo costruendo la battaglia finale contro il G8, incontriamo molti/e compagne/i in giro per il mondo che condividono le nostre lacrime e la nostra rabbia. Siamo già ben oltre i campi e attraverso i nostri network le lotte circolano quotidianamente.

Giugno non è solo una scadenza, ma un altro inizio.

Siamo tutti/e sirenette rosa!

Info contro il G8 in Germania (1-8 giugno 2007): www.dissentnetwork.org



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