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8 marzo sotto Rebibbia

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ROMA - DOMENICA 8 MARZO 2009
PRESIDIO IN SOLIDARIETà CON LE PRIGIONIERE I PRIGIONIERI IN LOTTA - IN
SCIOPERO DELLA FAME CONTRO L'ERGASTOLO

Dal 9 al 16 marzo i detenuti e le detenute a vita nel carcere di
Rebibbia e degli altri istituti penitenziari del Lazio saranno in
sciopero della fame in adesione alla campagna per l’abolizione
dell’ergastolo “MAI DIRE MAI”.
Questa protesta è nata all’interno delle carceri un anno e mezzo fa,
quando 300 ergastolani scrissero provocatoriamente al presidente della
repubblica di trasformare la loro pena di morte, lenta e indiretta, in
una pena di morte a tutti gli effetti, e iniziarono uno sciopero della
fame ad oltranza il 1 dicembre 2007, interrotto bruscamente per dar
fede alle promesse (puntualmente disattese) di soluzioni politiche e
legali della questione.

Dal 1 dicembre 2008 gli stessi ergastolani hanno ricominciato lo
sciopero della fame, portandolo avanti a staffetta con turni di una
settimana per ogni regione; quella tra il 9 e il 15 marzo sarà
l’ultima, mentre il 16, giornata conclusiva della mobilitazione, lo
sciopero coinvolgerà tutte le carceri italiane, come già a dicembre
nel giorno d’inizio. La campagna MAI DIRE MAI ha trovato solidarietà
dentro e fuori dalle mura delle galere in Germania, Spagna, Grecia,
Svizzera, Francia, Cile; in Italia si sono tenuti presidi sotto gran
parte degli istituti in mobilitazione, mentre in molte città sono
stati affissi manifesti e fatte azioni in solidarietà con i detenuti.
Come anche in altre regioni, durante gli 8 giorni di protesta di marzo
anche detenuti e detenute non ergastolani (la sezione femminile di
Rebibbia ha scritto già un comunicato a dicembre), familiari e amici
saranno coinvolti per portare solidarietà alla lotta contro il “fine
pena mai” e allargarla: contro il 41bis, nel frattempo inasprito
dall’infame “pacchetto sicurezza”; contro il disegno di legge Berselli
che prevede per tutti i prigionieri restrizioni ai permessi, ai
colloqui, e ai “benefici”, in accordo al principio liberticida che
ispira lo stesso pacchetto sicurezza; contro l’assurda presenza dei
bambini in carcere accanto alle madri, dovuta alla non commutabilità
della pena in misure alternative alla galera.

Continuiamo ad appoggiare le lotte autogestite dei detenuti perché
vediamo nel carcere il simbolo più brutale ed evidente di una società
basata sullo sfruttamento, la segregazione, la discriminazione
(razziale, sessuale, di condizione economica) e sull’apparato di leggi
finalizzate all’annullamento dell’individuo e di ogni libertà. La
liberazione da tutto questo non può non comprendere la distruzione dei
casermoni di tortura che sono le prigioni, costruite sempre più
lontane dai nostri occhi, affinché la cupa vista di un carcere non
continui a ricordarci di esserne anche noi complici, già solo per il
fatto di accettarne l’esistenza. Riscaldati delle fiamme che hanno
avvolto il lager/CIE di Lampedusa e rinfrancati dai risultati ottenuti
dai prigionieri greci nelle rivolte dello scorso novembre, torneremo
al prato in fondo a via Bartolo Longo, sotto la sezione femminile del
carcere di Rebibbia, domenica 8 marzo. Proprio nel giorno in cui
questa società patriarcale rende il suo falso omaggio alla donna,
normalmente sfruttata, discriminata e violentata “all’italiana” tanto
sul lavoro quanto tra le mura domestiche, molto più spesso di quanto
non avvenga nelle strade buie e infestate da “feroci stranieri” che
riempiono le prime pagine dei giornali. Nel rifiuto della truffa
securitaria, che vorrebbe rendere bene accette la repressione e la
galera distribuite a piene mani “in nome delle donne”, scegliamo la
mobilitazione senza mediazioni contro l'istituzione che più di ogni
altra mostra il volto nudo e crudo della democrazia.

Domenica 8 marzo dalle 11:00 fino al tramonto di fronte alla sez.
femminile del carcere di Rebibbia (nel pratone in fondo a via Bartolo
Longo) presidio con microfono e amplificazione a disposizione di tutti
quelli che vorranno comunicare con loro.

Ateneo Occupato, Interoceanica Pirata, L38 squat, Collettivo Nodo
Solidale, Torre Maura Occupata, Individualità anarchiche ed
antiautoritarie