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       blue 
         
        al carcere di voghera, due volte al giorno avevamo l'ora d'aria in cortile. 
        i muri di cemento raggiungono il cielo blu, troppo blu... a palermo, sicilia, 
        in una vecchia villa, precedentemente occupata dalla mafia, adesso è 
        un okkupato, uno squat. il soffitto era cadente a pezzi di blu; un cielo 
        rotto dagli uccelli neri e dalle piante rampicanti. il portone veniva 
        aperto dal vento caldo e la mamma cagna ringhiava e abbaiava rumorosamente 
        mentre i suoi cuccioli piagnucolavano. il centro di palermo non è 
        ancora stato ricostruito dall'epoca dei bombardamenti della seconda guerra 
        mondiale. tramite le finestre degli edifici ricoperti di impalcature è 
        possibile vedere il cielo blu o i rami degli alberi che sono cresciuti 
        dal piano terra. alcuni di questi edifici sono occupati da famiglie. a 
        quanto pare i soldi destinati alla ricostruzione della città sono 
        finiti alla mafia e nelle tasche di ufficiali corrotti. il cielo è 
        blu.  
       nel cortile parlo 
        con la donna più anziana che c'è, una 60enne con l'intero 
        braccio ingessato. mi racconta che proviene dalla spagna e che lei era 
        viva durante il regime di franco e aveva avuto amici che combatterono 
        ma lei non aveva mai combattuto. mi dice - adesso sono una dei miei eroi. 
       lei dice che conosce 
        il fascismo e che questo è fascismo. è il regno dei maiali. 
        ognuno sta solo facendo il proprio lavoro, stiamo tutti solo facendo il 
        nostro lavoro, ciò per cui siamo nati: mangiare, fottere, cacare. 
        la polizia, i dottori, le infermiere, gli sbirri... reclamano che stanno 
        solo facendo il loro lavoro quando ci pestano e ci imprigionano, stanno 
        solo lavorando come bravi maialetti. poi ci sono maiali tra di noi, i 
        maiali in noi, chi se ne frega, chi non pensa oltre se stesso, chi non 
        agisce. bravi maialetti... 
      comunisti e preti 
         membri localmente 
        eletti del partito comunista vennero e ci videro nel cortile. tutte le 
        donne li circondano, tutte stanno in una volta piangendo e parlando. mi 
        allontano di nuovo. qualcuno chiese un prete, egli arriva parlando un 
        perfetto inglese e disapprovando, non facendo niente di buono. inizio 
        ad andare su e giù e a parlare a me stessa, nell'angolo, di fronte 
        due muri di cemento..e dico che non ci può essere santità 
        giù nello schifo, facce al pavimento, non c'è santità, 
        e noi ci affidiamo ai santi e al fottuto gesù cristo. solo il prete 
        può venire a farci visita, oh dio santo, aiutaci ora. e noi reclamiamo 
        l'innocenza, come i santi si abbandonano alle torture, i lividi vengono 
        esposti. a seattle il petto nudo di un ragazzo fu segnato con un pennarello, 
        un conteggio delle volte che era stato spruzzato col gas, con il pepper 
        spray e colpito con i proiettili di gomma. come i santi ci vantiamo delle 
        torture, dell'imprigionamento, delle piccole ingiustizie. e come i santi 
        siamo giusti nei nostri reclami. anzi speriamo di essere picchiati come 
        i giusti poiché il dolore, le lacrime e il moccio che scorre giù 
        per le facce rosse provano che siamo puri e puliti nelle intenzioni. noi 
        siamo non-violenti e voi? la nobiltà della non-violenza è 
        fatta a pezzi quando sei sulle tue ginocchia, quando vieni pestato dall'alto, 
        quando sei a faccia in giù su un pavimento coperto di sangue, denti 
        e capelli. piuttosto morirei stando in piedi...non c'è nessuna 
        severa dicotomia tra non-violenza e violenza, tra l'offesa e la difesa. 
        ma poi che fai quando sei intrappolata in questo sistema, nella legge, 
        dove tu devi provare che sei innocente sottostando a leggi nelle quali 
        non credi? sosteniamo di essere buoni, stavamo solo dormendo. non stavamo 
        facendo nulla di male. le corti sono allestite come in una commedia morale. 
        ci sono i buoni e i cattivi dimostranti. ma che cos'è accaduto 
        all'etica? qualcosa al di là del bene e del male, perché 
        definitivamente non è così semplice.  
      qualcosa di non 
        santo, fantasmi protettori - romania 
          e 
        mugugnavo a me stessa, oh dio, oh dio, ma non abbiamo bisogno di nessun 
        dio che ci aiuti, non il sacro fantasma ma qualcosa di leggermente umano. 
        abbiamo bisogno di fantasmi confortatori, qualcosa di leggermente umano, 
        non gesù cristo, non i santi ma qualcosa di leggermente umano...in 
        una città del nordovest della romania c'è una prigione ora 
        trasformata in un museo contro il totalitarismo. le lettere delle donne 
        dei prigionieri cucite nella stoffa, le uniformi a righe, le catene. restammo 
        seduti fino a notte fonda bevendo una lattina di birra da poco sulle rotaie, 
        parlando e fissando i treni merce. quando fu tardi abbastanza ci incamminammo 
        per la strada verso la casa abbandonata in una strada residenziale. strisciammo 
        tra i lampioni a l'abbaiare dei cani. all'interno c'erano i resti di altri 
        illegittimi dormitori e così srotolammo i nostri sacchi a pelo 
        e ci addormentammo al costante allarme del cane della porta accanto che 
        abbaiava. per tutta la notte feci un sogno di salvezza. sognai di una 
        donna nera e del suo bambino che vegliavano su di me, mantenendomi salva. 
        fantasmi confortatori. la mattina lo raccontai a d. e lui mi disse che 
        aveva fatto sogni simili. di notte, in una strana campagna, una casa abbandonata 
        - non completamente costruita, nuova. e abbiamo bisogno di più 
        numerosi fantasmi confortatori... 
      servizio televisivo 
        sulla scuola 
         siamo riportate 
        indietro alle nostre celle e io sono felice di allontanarmi dal panico 
        contagioso, dalle preoccupazioni in tutte le lingue. la nostra cella è 
        quieta, scherziamo un po', mi sento sicura con la porta serrata. più 
        tardi guardiamo un po' di tv, uno speciale su genova è ospitato 
        all'interno di una banca sventrata e bruciata. c'e' un servizio sulla 
        scuola. ci avviciniamo allo schermo. urliamo e piangiamo appena mostrano 
        i corpi sulle barelle che vengono fuori. tocchiamo lo schermo quando le 
        persone che amiamo vengono fuori tramortite e sanguinanti. vediamo per 
        la prima volta ciò che vide chi giunse lì dentro dopo di 
        noi: il sangue, la carneficina. in un colpo mettono a fuoco una cartolina 
        con un cowboy, alcuni fogli, alcuni libri. la cartolina è mia. 
        la fotografia di un attore socialista turco che morì in prigione. 
        i miei eroi uccidono i cowboy e qualche volta i miei eroi sono cowboy. 
        sparsi da qualche parte ci sono rosari musulmani per pregare e una catenella 
        di gru di carta. 
      il centro di detenzione 
        per rifugiati sloveni 
          nella 
        capitale della slovenia, con la carovana senza confine, c'era una manifestazione 
        fuori dal centro di detenzione per immigrati illegali. come ci fermammo 
        fuori dall'edificio, canticchiando con cenni, alle finestre i rifugiati 
        kurdi, cinesi, albanesi, macedoni cominciarono a cantare con noi e piovvero 
        appunti, carte ufficiali, lettere, nomi e indirizzi per contatti. fecero 
        cenni che quando noi ci saremmo allontanati le guardie li avrebbero pestati. 
        una famiglia cinese lasciò cadere centinaia di catene di carta 
        costruite dalle pagine di una rivista. un kurdo lanciò il suo rosario 
        da preghiera. la manifestazione terminò e io mi misi in tasca il 
        rosario e attaccai come una coda le catene di carta alla mia bici e queste 
        volarono nel vento. 
      mardin, 
        kurdistan 
         
        alla sommità del deserto del kurdistan, in una vecchio paesino 
        con i piccioni viaggiatori all'ufficio postale. in cima alla città 
        c'è un vecchio fortino, ora base nato. tutto il giorno in un cielo 
        troppo blu, jet americani volano lasciando fantasmi bianchi di guerra 
        sulla loro strada verso l'iraq. sulle strade, dal lato sinistro c'è 
        una panetteria dove un uomo grasso sta cocendo il pane in un forno a legna. 
        egli ha trascorso sette anni in fondo alla strada, lontano dal paesino, 
        dietro sbarre e metallo, indossando gli abiti gonfi di un uomo kurdo. 
        prima di questo egli aveva trascorso due anni sulle montagne, combattendo 
        là una guerriglia per l'indipendenza. una notte il nostro amico 
        guerrigliero si sbronza con noi, anche se è un buon musulmano e 
        non beve mai. ci mostra la pistola che porta con sé a causa delle 
        squadre della morte. io la peso nella mia mano, metallica e pesante. in 
        fondo alla strada c'è un ragazzo con una foto che ritrae lui stesso 
        e alcune grandi pistole. egli ha combattuto sulle montagne contro i guerriglieri 
        nel nome dell'esercito turco.  
          
        la sua voce cambia tono e ci racconta di come vide i guerriglieri uccidere 
        bambini piccoli e altro, egli dice - io uccisi i guerriglieri. comincia 
        a diventare un po' insensato e si pulisce il sangue dalle mani. c'è 
        il sangue su queste mani. c'è il sangue su queste mani. c'è 
        una fotografia di alcuni giovani operai con le mani segnate dalla figura 
        di un cane. - è il segno del partito nazionalista, egli rivendica 
        sorridendo. sua sorella ci dice che è il segno del partito fascista. 
        woof, woof. egli non la ascolta, ma è reso folle dalla sua coscrizione 
        tra i militari e sta sorridendo al ricordo dei suoi vecchi amici che sono 
        morti. più tardi i nostri due amici si incontrano: il soldato ed 
        il guerrigliero. speriamo solo che non discutano di politica. 
      rivolta in tv 
         la televisione 
        mostra le immagini dell'uccisione di carlo giuliani. sentii che tutto 
        si bloccò, la rivolta si bloccò dopo che spararono a lui, 
        fino a che la polizia disperse la folla col gas lacrimogeno. nel servizio 
        le strade sono vuote fatta eccezione per la polizia ed il corpo ed il 
        sangue. ma c'è un uomo che resta, che sta urlando - ASSASSINI! 
        ASSASSINI! - più e più volte. un agente di polizia lo rincorre, 
        urlandogli dietro - tu l'hai ucciso, l'hai ucciso tu. prende a rincorrerlo 
        e l'uomo corre per un po', ma si ferma e inizia ad urlare, solo nelle 
        strade svuotate: assassino, assassino. finché la polizia lo minaccia 
        con i manganelli e lui corre fuori dall'inquadratura. dopo che lo speciale 
        su genova è finito, arrivano notizie della palestina. oh sì, 
        c'è un altro mondo là fuori di martiri e di morte. c'è 
        un altro mondo più grande. 
      sciopero della fame 
         il giorno 
        seguente, nel cortile, abbiamo un incontro di gruppo. veniamo a sapere 
        che stiamo per essere ascoltate per vedere se dobbiamo essere accusate. 
        decidiamo di restare in silenzio. alcune vengono chiamate all'interno, 
        l'avvocato preme perché parlino. le domande non sono difficili: 
        che cosa stavi facendo nella scuola, perché eri a genova, fai parte 
        dei black bloc? una ragazza, forte e punk, mi racconta di come il corpo 
        del suo compagno messicano sia stato sfregiato dalla polizia. viene chiamata 
        per il suo processo, è spaventata perché indossa abiti neri 
        ma torna indietro con aria fiduciosa. tutte la circondano e fanno domande 
        sul processo - era a posto, ho solo detto che in questa parte della scuola, 
        che non ero con i black bloc...aveva parlato e alcune ragazze cominciano 
        ad attaccarla - hai parlato e con le tue parole hai reclamato la tua innocenza 
        e scaricato la colpa su qualcun altro. comincia il panico e lei comincia 
        a piangere e crolla sul pavimento. non posso stare a guardarla attaccata 
        e vado su di lei. - è tutto a posto, è tutto a posto. questo 
        è difficile, tutto questo è così difficile. torniamo 
        unite, d'accordo a rimanere in silenzio e a non firmare nessuna carta. 
        alla fine alcune parlano e alcune rimangono in silenzio e questo non sembrava 
        preoccupare. ma rimaniamo unite e decidiamo una cosa. ci sono due donne 
        che hanno dei problemi. una è una giovane ragazza dalla germania, 
        era stata colpita con un calcio al viso, i denti davanti erano stati fatti 
        saltare, le sue labbra avevano bisogno di punti e c'è ancora un 
        dente rotto nella sua bocca. ha bisogno di vedere un dentista, ha bisogno 
        di qualche antidolorifico. qualcuna fa rimbalzare una palla e lei comincia 
        ad urlare traumatizzata. l'altra donna era una giornalista kurda. in turchia 
        ella era stata messa in prigione e torturata ma attualmente lei vive in 
        svizzera dove ogni giorno ha bisogno di andare in un centro per le vittime 
        della tortura. è ammalata e senza cure mediche diventerà 
        cieca. indossa solamente un paio di pantaloncini e una maglietta, silenziosa 
        e tremante. decidiamo che se non veniamo rilasciate oggi e lei non riceve 
        le sue cure mediche inizieremo uno sciopero della fame. in turchia oltre 
        un centinaio di persone e i membri delle loro famiglie hanno intrapreso 
        uno sciopero della fame fino alla morte per protestare contro le condizioni 
        carcerarie. morendo di fame. 
      una macchia di sangue 
        a forma di cuore 
         nel cortile, 
        più tardi, durante il pomeriggio io ho un crollo. mi lascio andare. 
        mi siedo su una panca, singhiozzando e tremando. più e più 
        volte accarezzo la manica della mia maglietta. il sangue ha lasciato una 
        forma come di un piccolo cuore. questo è tutto ciò che mi 
        resta di d., una macchia di sangue a forma di cuore. so di essere nel 
        regno del possibile, che posso sopravvivere. ma il non sapere dove lui 
        si trovi rende ciò impossibile. l'ultima volta l'ho visto tremante 
        e macchiato di sangue e questo è tutto ciò che mi resta. 
        più e più volte accarezzo il sangue sulla mia manica e mi 
        dondolo sui talloni. questo è tutto ciò che mi resta. piccoli 
        cuori di sangue. la donna kurda è accanto a me, lei mette il braccio 
        intorno a me. non parla inglese, ma io indico il sangue e le dico - arkadesh, 
        arkadesh. amico in turco. l'unica altra parola che riesco a pensare è 
        guzel: bello...quali orrori posso raccontare(?). questa donna mi sta confortando...torturata 
        in un carcere turco e ora ancora pestata e lì per diventare cieca, 
        pallida e fredda in pantaloncini e maglietta. torturata, fredda e quasi 
        cieca. quali orrori posso raccontare(?). 
      d. 
        d. mi dirà poi che ha trascorso due notti in un ospedale militare. 
        la polizia si sarebbe allineata intorno a tutti i letti e tirato fuori 
        i bastoni. avrebbero picchiati continuamente sulle sponde metalliche del 
        letto. perché, di certo, se hai la testa ferita non si può 
        immaginare che tu possa dormire. mi dice che le infermiere ed i dottori 
        decisero di non testimoniare ciò, le loro teste erano girate dal 
        loro lato e loro pensavano di non stare vedendo proprio nulla. quindi 
        egli venne trasferito in un carcere dove trascorse due giorni solo in 
        una cella rosa con roba pornografica, protagonisti i capezzoli di britney 
        spear.  
        
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