12 Maggio ore 13
Cronaca di una strage


A Piazza Navona il palco per la manifestazione è pronto. Lo domina la grande scritta: "Per un nuovo 13 maggio, per una nuova vittoria popolare". Lo presidiano una ventina di militanti radicali, con il presidente del partito, Gianfranco Spadaccia, e con la segretaria, Adelaide Aglietta. Nella piazza sono posteggiati due pullman della PS e un autocarro dei carabinieri. Le stradine laterali e i viali di accesso alla piazza sono controllati da polizia e carabinieri.
Alle 13 esatte un reparto di carabinieri, guidato da un ufficiale, si avvicina al palco e comincia a smontare gli altoparlanti e le altre apparecchiature elettriche predisposte per la manifestazione. Spadaccia e gli altri militanti si sdraiano per terra. I carabinieri li sollevano di peso e li trascinano a qualche metro di distanza.
Sulla piazza giunge anche Adele Faccio. Spadaccia annuncia che, nonostante l'intervento dei carabinieri, la manifestazione si terrà comunque. La situazione è ancora molto tranquilla, nei ristoranti e nella piazza ci sono turisti e curiosi.

Ore 13.30
Il presidente del gruppo alla Camera, Marco Pannella, fa una dichiarazione ai giornalisti, a Montecitorio; "E' in assoluto la prima volta, da una decina di anni, che i servizi d'ordine pubblico in occasione di manifestazioni a Piazza Navona (anche quelli di gruppi qualificati come violenti) vedono le forze di polizia schierate all'interno della piazza e non attorno ai punti d'accesso. Chi ha preso questa decisione (che chiediamo venga immediatamente revocata) è semplicemente o un incosciente, o un incapace, o un provocatore, o le tre cose insieme. Si sta evidentemente cercando uno scontro: non sarebbe la prima volta che nello stato prevalgano coloro che giocano la carta della sua dissoluzione nella violenza e nel caos".
"Sono dieci giorni, quotidianamente, che preveniamo il governo in ogni sede e occasione, informale o formale: da dieci anni alle manifestazioni radicali a Piazza Navona, anche se "vietate", come spesso accadeva, non si è mai verificato, in assoluto, un solo episodio di violenza e da molti anni non sono mai intervenuti, nemmeno negli accessi alla piazza, militari o forze di polizia. Abbiamo quindi chiesto o consigliato che oggi non si disturbassero e distraessero forze di polizia per questa evenienza: deve esserci qualcuno che spera, invece, che qualche "P38" data da non si sa chi (o lo si sa troppo bene, come a Piazza Indipendenza o altrove) spari: forse gli stessi che non hanno fatto nulla, anzi tutt'altro, perchè le "P38" non circolassero vogliono moltiplicare i bersagli possibili".

Ore 13.40
Il presidente del gruppo socialista alla Camera, on. Balsamo, dichiara:" Protesto contro la decisione del governo di mantenere il divieto. Questa decisione è tanto più grave quando si pensa che gli organizzatori hanno mutato il carattere politico della manifestazione, trasformata in un pacifico "sit-in" popolare. Questo divieto suona quindi come un divieto al diritto democratico di riunione che, se oggi colpisce la celebrazione del 12 maggio, potrebbe colpire iniziative di ben altro significato e portata, in modo assolutamente discriminatorio".

Ore 13.45
E' resa di pubblico dominio la notizia che la Federazione unitaria CIGL-CISL-UIL, con un fonogramma inviato in mattinata al ministro dell'Interno Cossiga, a firma dei segretari Lama, Macario e Benvenuto (investiti del problema da un intervento del partito radicale), ha chiesto che venga concessa l'autorizzazione alla manifestazione "per garantire il principio delle libertà politiche che deve valere per tutte le forze democratiche".

Ore 13.50
Il partito radicale ribadisce in un comunicato le caratteristiche pacifiche e le motivazioni politiche della manifestazione.

Ore 13.55
Un tentativo di diversi esponenti politici di discutere d'urgenza con il ministro Cossiga la possibilità di evitare incidenti, lasciando che la manifestazione si tenga pacificamente, fallisce. Il gruppo parlamentare di Democrazia proletaria venuto a conoscenza del nuovo rifiuto del ministro dell'Interno di incontrarsi con una delegazione di parlamentari del partito socialista, di democrazia proletaria e del partito radicale in merito al divieto della manifestazione di Piazza Navona, giudica come inaccettabile, prevaricatore e provocatorio il comportamento del ministro, teso a confermare una grave decisione che lede le libertà democratiche.
"Le motivazioni addotte per confermare il grave divieto appaiono fondamentalmente pretestuose, e perciò inaccettabili, anche alla luce delle dichiarazioni fatte in questi giorni dalle organizzazioni promotrici sul carattere pacifico e democratico delle manifestazioni. Il gruppo parlamentare di Democrazia proletaria protesta senza riserve contro questa pericolosa decisione assunta dal governo e ne denuncia gli oscuri intendimenti".


Ore 14.00
Polizia e carabinieri intensificano il blocco alle strade di accesso a Piazza Navona. Turisti e passanti vengono lasciati defluire dalla piazza, mentre l'accesso è reso praticamente impossibile: riescono a passare soltanto alcuni giornalisti. Nelle strade intorno, in via Zanardelli, largo Cinque Lune, Piazza S. Pantaleo e nello slargo davanti a S. Andrea della Valle si attestano mezzi blindati, autocarri.

Ore 14.15
Il ministro dell'Interno, attribuendola ad "ambienti del ministero dell'Interno", distribuisce una dichiarazione alle agenzie di stampa per affermare che "Piazza Navona non gode alcuna forma di extraterritorialità che impedisca la presenza di forze dell'ordine".
"La presenza in tale piazza delle forze di polizia è volta esclusivamente a far rispettare la legge e ad impedire qualsiasi forma di provocazione; in particolare, essa è diretta ad assicurare l'osservanza del provvedimento della pubblica autorità che vieta lo svolgimento di tutte le manifestazioni, le riunioni e i cortei a carattere pubblico che, come l'esperienza dimostra, possono costituire occasioni per infiltrazioni e per atti di provocazione violenta, quando non criminosa. Ed è appunto per evitare ciò che si è ritenuto necessario mantenere fermo il decreto prefettizio. E' giunto il momento che le piazze e le strade di Roma tornino ad essere agibili per tutti i cittadini e non siano esclusiva riserva di alcuni di essi: ciò vale anche per Piazza Navona".

continua

......1977.....IL MOVIMENTO



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