Adesione dei docenti Precari
dell'università di Bologna


Noi come docenti precari nell'università presenti nel movimento sebbene in esigua minoranza, abbiamo scelto di partecipare a questa commissione come lavoratori, perché vogliamo in quanto lavoratori essere nel movimento non come componente corporativa ma in linea con l'opposizione di classe espressa dal movimento. Noi auspichiamo un allargamento dell'organico per i giovani docenti perché ci inseriamo nella logica dell'allargamento della base studentesca cioé per una scuola di massa che funga anche come centro di aggregazione di sempre maggiori strati di proletariato giovanile.
Nell'università il lavoro c'è ma lo si nasconde, sia a livello di organico di non docenti, sia a livello di docenti, ricercatori. La svolta che si inserisce nel processo di ristrutturazione che tutte le forze politiche della non sfiducia auspicano si muove nella logica dell'espulsione sia di studenti sia di personale docente sia nel blocco delle assunzioni per i non docenti.
Sino a qualche anno fa il reclutamento del personale docente veniva effettuato su quegli strati sociali di neo laureati che potevano permettersi il lusso di un lunghissimo parcheggio in attesa della stabilizzazione del posto di lavoro.

Oggi in mancanza anche all'esterno di sbocchi di lavoro, la composizione sociale del precariato va lentamente cambiando in senso proletario. La logica dell'espulsione tende a colpire proprio quelle fasce di precari meno garantiti sul piano sociale e clientelare. La logica dell'espulsione è funzionale alla ristrutturazione dell' università in senso efficientista e di selezione di classe sulla massa studentesca. Al progetto di ristrutturazione tutte le forze politiche sono partecipi. Il sindacato in prima persona avalla tale politica, andando a svendere le richieste avanzate da tutte le componenti interne all'università, non docenti, studenti, docenti precari. Noi perciò non ci riconosciamo più negli organismi sindacali, perché vera espressione del corporativismo lavorativo. La politica del sindacato nell'università attualmente tende ad impedire una reale unificazione politica delle varie componenti nell'università. E, nell'ambito stesso di una medesima categoria di lavoratori tende a creare ulteriori spaccature proponendo regalie, mance, garanzie per questo o quel tipo di lavoratore.

Finora le lotte dei precari si sono mosse sempre con addosso la pesante ipoteca corporativa dell'aspirante baronetto/barone. Noi abbiamo deciso di rompere una volta per tutte con queste ambiguità. Ci riteniamo solidali ad un fronte di classe rivoluzionario e intendiamo lavorare in questo senso e diciamo quindi NO alla ristrutturazione, NO all'espulsione dei proletari dall'università. SI' alla pratica del dimostrare che il lavoro c'è anche se lo si nasconde.

Ci rendiamo conto che l'insieme dei precari è un insieme eterogeneo, ricco anche di parassiti e di opportunisti che vedono nel lavoro nell'università solo una copertura di prestigio per i loro intrallazzi professionali (vedi medicina ed architettura).

Noi non intendiamo avviare delle ricomposizioni ecumeniche sotto l'etichetta del « precariato », ma avviare delle spaccature reali, politiche fra opportunisti, mafiosi e quanti veramente intendono opporsi in senso rivoluzionario all'attuale fase di ristrutturazione, per un'università di massa come centro di aggregazione eminentemente politico e per una appropriazione della scienza e della creatività da parte del proletariato.

I precari nel movlmento
Il Convegno di Bologna


......1977.....IL MOVIMENTO


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