DAL MOVIMIENTO REVOLUCIONARIO TUPAC AMARU, E-mail: voz_rebelde@cl-hh.comlink.de Da più di 500 anni, una società basat sulla proprietà comune della terra e il lavoro collettivo ha visto troncato il suo sviluppo dalla forza di coloro che vennero blandendo la spada e la croce; vennero a "salvarci" dalla idolatria e a catechizzrci, perchè le nostre anime si dessero al Dio occidentale. In nome di Dio, più di 13 milioni di indigeni in Perù, e 64 milioni in tutta l’America Latina furono assassinati nel più grande genocidio che la storia dell’umanità registri e del quale oggi nessuno o pochi hanno il coraggio di parlare. I diritti del nostro popolo non sono mai stati rispettati, c’è stato impedito parlare la nostra lingua e ci è stata imposta quella dei conquistatori, c’è stato imposto un Dio che non conoscevamo e ci è stata proibita la nostra cultura, imponendoci un modello economico portato dall’Europa, dove le terre di proprietà comune incominciariono a essere di proprietà dei conquistatori; con violenza ci hanno tolto la libertà e ci hanno convertito in servi e schiavi, obbligandoci a lavorare terre che già non erano nostre, obbligandoci ad abbassarci nelle profondità della terra per estrarre l’oro e il denaro, vero Dio dei conquistatori. L’oro e il denaro estratto dai nostri popoli servì per l’accumulazione originaria del capitale che permise lo sviluppo industriale che oggi l’Europa e il mondo occidentale godono. Nella misura in cui i nostri popoli non possedevano anima di schaivi o servi, ci ribellammo durante molti anni e per altrettanti fummo sconfitti e pagammo con le vite umane le ansie di giustizia e libertà che è relativa ad ogni essere umano. Finalmente dopo molti anni di oppressione e sfruttamento coloniale nel 1824 arrivammo a espellere il colonialista spagnolo, cominciando dal Perù, uno stato repubblicano que pensavamo ci garantisse indipendenza e giustizia sociale. Sfortunatamente i criolli ereditarono lo spirito della rendita e quello aristocratico dei conquistatori e continuarono con l’oppressione e lo sfruttamento del nostro popolo, che allo stesso tempo permettevano alle potenze straniere di Francia, Inghilterra e Stati Uniti, di sfruttare le nostre risorse naturali depredandole e sovrasfruttando la forza lavoro dei lavoratori della campagna e della città. Le proteste no si fecero attendere e la risposta di questa aristocrazia al potere fu violenta, centinaia di lavoratori degli zuccherifici, delle miniere e della campagna furono assassinati dall’inizio della repubblica, uomini e donne che solo reclamavan giustizia e libertà, che venissero trattati come esseri umani e senza dubbio fummo perseguitati come bestie feroci per obbligarci a lavorare nelle aziende della canna da zucchero, nei cotonifici per "servire la patria". I costanti abusi contro il nostro popolo ci fecero rispondere allo stato peruviano con il linguaggio che lo stato stesso usava per impedirci legittimi reclami: quello della violenza, per questo rispondemmo con la violenza organizzata del popolo in armi. La violenza fu sempre la risposta che lo stato peruviano e i governi che si sono succeduti uno dopo l’altro hanno dato ai giusti reclami dei lavoratori. Con la violenza si è troncato lo sviluppo vigoroso di una civiltà , con violenza ci è stato imposto un sistema politico portato dai colonnizzatori, con violenza ci è stato imposto un modello economico basato sulla proprietà privata e sullo sfruttamento della forza di lavoro in condizioni di servi e schiavi. E la violenza fu l’unico argomento di color che oggi ostentano il potere per continuare ad imporci sistemi politici e modelli economici che non tengono conto della idiosincrasia e della cultura del nostro popolo, un popolo che conosce e pratica la solidarietà, il rispetto per la natura e per gli uomini e le donne che la abitano. Si dice che la violenza genera violenza, questa è una verità cristiana. La violenza dello stato, dei governanti imposta contro il nostro popolo ha originato la risposta violenta di coloro che generano la ricchezza in Perù: i lavoratori. Non vogliamo la violenza, ci obbligano a farne uso quando ci si nega la nostra condizione di esseri umani e ci si aggredisce permanentemente con la violenza dello stato, che è una volenza strutturale che si manifesta nella negazione di tutti i diritti del popolo, considerati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Il primo di questi è il diritto alla vita ed a essere trattati come esseri umani degni. Vi sono poi anche il diritto al lavoro, alla educazione, alla salute pubblica, alla cultura, a esprimere liberamente le nostre idee e alla organizzazione sindacale o politica. Tutti questi ed altri diritti sono stati conculcati da regimi che hanno obbedito a interessi estranei, però è con l’applicazione del modello neoliberista che tutti questi diritti umani vengono violati sistematicamente, per ciò che costituisce una permanente aggressione contro la dignità umana. Il modello neoliberista, non più del capitalismo selvaggio, ha dichiarato la guerra totalòe ai nostri popoli e ha condannato milioni di esseri umani ad una morte per inanizione. Il Neoliberismo è un modello economico che offre al nostro popolo miseria e repressione, frenare e sconfiggere il modello neoliberista è il dovere più importante del nostro tempo, per il bene della umanità. Con questo obiettivo e sotto la parola d’ordine: CONTRO IL NEOLIBERISMO: SOLIDARIETA’ E INTERNAZIONALISMO convochiamo gli umoni e le donne oneste d’Europa, le organizzazioni politiche e della solidarietà alla giornata della solidarietà con le lotte del popolo peruviano contro il neoliberismo.VERSIONE ORIGINALE: Hace mas de 500 una sociedad basada en la propiedad comunal de la tierra y el trabajo colectivo vio truncado su desarrollo por la fuerza de quienes blandiendo la espada y la cruz; vinieron a "salvarnos" de la idolatria y catequizarnos, para que nuestras almas se entregaran al Dios occidental. En nombre de Dios, mas de 13 millones de indigenas en el Peru, y 64 millones en toda America Latina fueron asesinados en el mas grande genocidio que la historia de la humanidad registra y del cual hoy nadie pocos se atreven hablar. Los derechos de nuestro pueblo no fueron jamas respetados, se nos impidio hablar nuestra lengua y se nos impuso la de los conquistadores, se nos impuso un Dios que no conociamos y se prohibio' nuestra cultura, imponiendonos un modelo econ mico traOdo de Europa, donde las tierras comunales pasaron a ser propiedad de los conquistadores; con violencia nos arrebataron la libertad y nos convirtieron en siervos esclavos, obligßndonos a trabajar tierras que ya no eran nuestras, obligßndonos bajar a las profundidades de la tierra para extraer el oro y la plata verdadero Dios de los conquistadores. El oro y la plata extraOdo de nuestros pueblos sirvi para la acumulaci n originarOa del capital que permiti el desarrollo industrial que hoy Europa y el mundo occidental gozan. En la medida que nuestros pueblos no tenOan alma de siervos o esclavos, nos revelamos durante muchos a±os y otros tantos fuimos derrotados y pagamos con vidas humanas las ansias de justicia y libertad que es inherente a todo ser humano. Finalmente tras muchos a±os de opresi n y explotaci n colonial en 1824 expulsamos al colonialista espa±ol, iniciando en el Per· un Estado republicano que pensßbamos nos garantizarOa, independencia y justicia social. Lamentablemente los criollos heredaron el espOritu rentista y aristocrßtico de los conquistadores y continuaron con la opresi n y explotaci n de nuestro pueblo, al mismo tiempo que permitOan que potencias extranjeras Francia, Inglaterra y los Estados Unidos, explotaran nuestros recursos naturales depredßndolos y sobre-explotando la fuerza de trabajo de los trabajadores del campo y la ciudad. Las protestas no se hicieron esperar y la respuesta de esta aristocracia en el poder fue violenta, cientos de trabajadores de los ingenios azucareros, de las minas y del campo fueron asesinados desde el inicio de la rep·blica, hombres y mujeres que solo reclamßbamos justicia y libertad, que se nos tratase como seres humanos y sin embargo se nos perseguOa como a fieras para obligarnos a trabajar en las haciendas ca±eras, algodoneras para ôservir a la patriaö. Los constantes abusos contra nuestro pueblo nos hicieron responder al estado peruano con el lenguaje que usaba para impedir justos reclamosá: el de violencia, por eso respondimos con la violencia organizada de un pueblo en armas. La violencia fue siempre la respuesta que el Estado peruano y los gobiernos que se han sucedido unos a otros dieron a las justos reclamos de los trabajadores. Con la violencia se trunc el desarrollo vigoroso de una civilizaci n, con violencia se nos impuso un sistema polOtico traOdo por los colonizadores, con violencia se nos impuso un modelo econ mico basado en la propiedad privada y en la explotaci n de la fuerza de trabajo en condiciones de siervos y esclavos. Y la violencia fue el ·nico argumento de quienes ostentan hoy el poder para seguir imponiOndonos sistemas polOticos y modelos econ micos que no toman en cuenta la idiosincrasia y la cultura de nuestro pueblo, un pueblo que conoce y prßctica la solidaridad; el respeto a la naturaleza y a los hombres y mujeres que la habitan. Se dice que la violencia engendra violencia esto es una verdad cristiana. La violencia del estado, de los gobernantes impuesto contra nuestro pueblo ha originado la respuesta violenta de quienes generamos la riqueza en el Per·: los trabajadores. No queremos la violencia, nos obligan a hacer uso de ella cuando se nos niega nuestra condici n de seres humanos y se nos agrede permanentemente con la violencia del Estado, que es una violencia estructural que se manifiesta en la negaci n de todos los derechos del pueblo considerados en la Declaraci n Universal de los Derechos Humanos. El primero de estos es el derecho a la vida y ser tratados como seres humanos dignos. TambiOn el derecho al trabajo, a la educaci n, a la salud p·blica, a la cultura, a expresar libremente nuestras ideas y a la organizaci n sindical o polOtica. Todos Ostos y otros derechos han sido conculcados por regOmenes que han obedecido a intereses forßneos, pero es con la aplicaci n del modelo neoliberal que todos los derechos humanos son violados sistemßticamente, en lo que constituye una permanente agresi n contra la dignidad humana. El modelo neoliberal, no es mßs que el capitalismo salvaje, que ha declarado la guerra total a nuestros pueblos y ha condenado a millones de seres humanos a una muerte por inanici n. El Neoliberalismo es un modelo econ mico que s lo ofrece a nuestro pueblo miseria y represi n, frenar y derrotar al Modelo neoliberal es la tarea mßs importante de nuestro tiempo, por el bien de la humanidad. Con este objetivo y bajo la consigna: CONTRA EL NEOLIBERALISMO: SOLIDARIDAD E INTERNACIONALISMO, convocamos a hombres y mujeres honestos de Europa a las organizaciones politicas y de solidaridad a la jornada de solidaridad con las luchas del pueblo peruano contra el neoliberalismo.