Comunicato Stampa di Psichiatria Democratica

A PROPOSITO DELLE TERAPIE ELETTRO-CONVULSIONANTI.

In relazione a quanto espresso dal gruppo di lavoro del Consiglio Superiore di Sanita' nella seduta del 17 aprile del 1996 sull'uso della terapia elettroconvulsivante (TEC) in alcune patologie psichiatriche, si registra una durissima presa di posizione di Psichiatria Democratica che attraverso il suo Segretario Nazionale dottor Emilio Lupo, ha dichiarato quanto segue:

1. nella nota della II sezione del Consiglio Superiore di Sanita' viene, in premessa, affermato che sarebbero stati esaminati "i pareri delle Societa' Scientifiche". Psichiatria Democratica, a tale riguardo, vuole precisare di non essere stata mai consultata e che pertanto l'affermazione di cui sopra e' quantomeno imprecisa;

2. per quel che riguarda il parere dell'America Psychiatric Association Task Force sulle diverse indicazioni della TEC e per quanto riguarda le scelte di fondo del gruppo di lavoro del CSS, il dottor Lupo riflette su due cose:

a) il contesto in cui si e' sviluppata l'esperienza italiana, la sua legislazione oltre che il sapere diffuso maturato negli ultimi trenta anni qui, da noi, in questo settore, non sembrano essere paragonabili alle limitate esperienze degli USA nell'ambito della pratica territoriale e di un prendersi cura adeguato;

b) la costruzione dei presidi territoriali in grado di offrire agli utenti risposte articolate ed integrate (la così detta presa in carico) fino a realizzare in Italia, una vera prevenzione (cultura del territorio), sono in netto e stridente contrasto con le indicazioni che emergono dal gruppo di studio del Consiglio Superiore di sanità;

3. pare speciosa l'affermazione secondo cui la TEC sarebbe un diritto a cui non anteporre "affermazioni o teorie di natura ideologica": non vorremmo che, pur di evitare le così dette scelte ideologiche - naturalmente ci riferiamo in questo caso alle ideologie dichiarate - si finisca con l'operare scelte per opposizioni le quali sotto l'apparente scientificità sottendono ideologie ben più forti e che sono le stesse, secondo Lupo, che produssero la costituzione dei manicomi e di tutta la psichiatria che in essi, su di essi e per essi fu elaborata;

4. la riproposizione della TEC sottende, ancora una volta, il mito della incurabilità delle malattie mentali - il mito e' tra le ideologie quella più forte - e quindi la cultura e la prassi che ne derivano: della violenza, del rifiuto della diversità, dell'abbandono senza speranza, del non trattamento. Chi ha buona memoria sa bene che la storia della psichiatria e' impastata di queste cose;

5. nel mentre si vanno chiudendo i manicomi e si restituiscono ai loro quartieri quanti ne furono espulsi e mentre si avvia una seria discussione sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari perche' si ripropone l'uso della sola TEC? Dobbiamo attenderci allora, anche la riesumazione anche di altre modalita' abbondantemente usate in passato, i cui risultati sono così ben noti, quali lo shock febbrile, quello insulinico, le docce gelate la lobotomia e via cosi'? Riteniamo sul serio che rivestendo di pretesa professionalita' (ad esempio la asepsi delle sale operatorie piuttosto che i luridi cameroni degli O.P.) cambi il significato e soprattutto l'effetto di certe pratiche terapeutiche?

6. per terapia si intende solo la sedazione chimico-fisico-sociale del sintomo, per grave che possa essere oppure la possibilita' e la disponibilita' ad "ascoltare" la sofferenza di una persona ed a cercare, con essa, la risposta più giusta? Noi conosciamo bene le pratiche di shock, soprattutto ne conosciamo l'effetto devastante sull'intera personalità del paziente. Ne conosciamo la inconsistenza ed inadeguatezza ai fini terapeutici così come ci e' noto cio' che residua dai cicli di elettroshock. Conosciamo infine la tendenza agli accanimenti ed agli eccessi terapeutici: se non basta un ciclo....... facciamone un altro e poi un altro ancora......

7. alcune indicazioni primarie per le quali si indica la TEC (quali ad esempio lo stupor catatonico) sono scomparse dalle nostre esperienze cliniche laddove si lavora attraverso modelli di presa in carico globale mentre permangono - per fortuna in numero bassissimi - nelle situazioni di manicomializzazione del disagio psichico (e non si intende per tale solo quello degli ospedali psichiatrici!!) così come potrebbe anche essere verificato che le altre forme a cui si fa riferimento nelle relazioni prodotte sul tema e per le quali si pensa alla TEC, sonno forme abitualmente trattate e risolte in quasi tutti i servizi con modalità alternative;

8. conosciamo altrettanto bene la "rapidita'" con la quale si ripristina uno stato psichico "normale" al seguito di trattamento elettrico (ma quale sara' la normalita'?). Conosciamo anche che la presa in carico e' pesante, faticosa, impegnativa e prevede l'utilizzo a tempo pieno di molte persone e per molto tempo e che, invece, l'energia elettrica e' molto meno costosa.

In conclusione Psichiatria Democratica ha ben poca voglia di riesumare vecchie querelle su antinomie, sociale/biologico, che un nuovo sapere ed una pratica diffusa in maniera indelebile hanno affossato nel corso degli ultimi trenta anni. Solo per un attimo si vuole introdurre un pizzico di ideologia "sana" ricordando quanto Franco Basaglia diceva: "la qualita' delle prestazioni erogate in un Servizio e' in stretta correlazione con la concezione che dell'uomo si ha in quel Servizio".

Siamo certi - dichiara infine Lupo - che gli operatori veramente impegnati nella costruzione della nuova cultura e prassi di Salute Mentale, il mondo politico-democratico, gli intellettuali e tutti quanti hanno a cuore e lavorano per la dignita' ed i diritti dei cittadini, si ritroveranno uniti contro questo tentativo che tende a frenare il processo di liberazione dai manicomi in atto nel Paese ed a riproporre forme di controllo sociale e di semplificazione delle forme di disagio e di sofferenza mentale.

Napoli 8 marzo 1997
dottor Emilio Lupo