ZeroKontrolloSquattWebSite
ZK NEWS
[18-09-2008 10:00] - Violenza inaudita dei carabinieri a Bussolengo (Verona)
Si erano fermati fuori del paese, vicino Verona, solo per mangiare.
Sono stati picchiati, sequestrati e torturati dai carabinieri per ore.
La loro testimonianza
 
Venerdì 5 settembre 2008, ore 12. Tre famiglie parcheggiano le roulotte nel piazzale delle giostre a Bussolengo [Verona]. Le famiglie sono formate da Angelo e Sonia Campos con i loro cinque figli [quattro minorenni], dal figlio maggiorenne della coppia con la moglie e altri due minori, infine dal cognato Cristian Udorich con la sua compagna e i loro tre bambini. Tra le roulotte parcheggiate c´è già quella di Denis Rossetto, un loro amico. Sono tutti cittadini italiani di origine rom.
 
Quello che accade dopo lo racconta Cristian, che ha trentotto anni ed è nato a San Giovanni Valdarno [Arezzo]. Cristian vive a Busto Arsizio [Varese] ed è un predicatore evangelista tra le comunità rom e sinte della Lombardia. Abbiamo parlato al telefono con lui grazie all´aiuto di Sergio Suffer dell´associazione Nevo Gipen [Nuova vita] di Brescia, che aderisce alla rete nazionale «Federazione rom e sinti insieme».
 
«Stavamo preparando il pranzo, ed è arrivata una pattuglia di vigili urbani - racconta Cristian - per dirci di sgomberare entro un paio di ore. Abbiamo risposto che avremmo mangiato e che saremmo subito ripartiti. Dopo alcuni minuti arrivano due carabinieri. Ci dicono di sgomberare subito. Mio cognato chiede se quella era una minaccia. Poi cominciano a picchiarci, minorenni compresi».
 
La voce si incrina per l´emozione: «Hanno subito tentato di ammanettare Angelo - prosegue Cristian - Mia sorella, sconvolta, ha cominciato a chiedere aiuto urlando `non abbiamo fatto nulla´. Il carabiniere più basso ha cominciato allora a picchiare in testa mia sorella con pugni e calci fino a farla sanguinare. I bambini si sono messi a piangere. È intervenuto per difenderci anche Denis. `Stai zitta puttana´, ha urlato più volte uno dei carabinieri a mia figlia di nove anni. E mentre dicevano a me di farla stare zitta `altrimenti l´ammazziamo di botte´ mi hanno riempito di calci. A Marco, il figlio di nove anni di mia sorella, hanno spezzato tre denti... Subito dopo sono arrivate altre pattuglie: tra loro un uomo in borghese, alto circa un metro e settanta, calvo: lo chiamavano maresciallo. Sono riuscito a prendere il mio telefono, ricordo bene l´ora, le 14,05, e ho chiamato il 113 chiedendo disperato all´operatore di aiutarci perché alcuni carabinieri ci stavano picchiando. Con violenza mi hanno strappato il telefono e lo hanno spaccato. Angelo è riuscito a scappare. È stato fermato e arrestato, prima che riuscisse ad arrivare in questura. Io e la mia compagna, insieme a mia sorella, Angelo e due dei loro figli, di sedici e diciassette anni, siamo stati portati nella caserma di Bussolengo dei carabinieri».
 
«Appena siamo entrati,erano circa le due - dice Cristian - hanno chiuso le porte e le finestre. Ci hanno ammanettati e fatti sdraiare per terra. Oltre ai calci e i pugni, hanno cominciato a usare il manganello, anche sul volto... Mia sorella e i ragazzi perdevano molto sangue. Uno dei carabinieri ha urlato alla mia compagna: `Mettiti in ginocchio e pulisci quel sangue bastardo´. Ho implorato che si fermassero, dicevo che sono un predicatore evangelista, mi hanno colpito con il manganello incrinandomi una costola e hanno urlato alla mia compagna `Devi dire, io sono una puttana´, cosa che lei, piangendo, ha fatto più volte».
 
Continua il racconto Giorgio, che ha diciassette anni ed è uno dei figli di Angelo: «Un carabiniere ha immobilizzato me e mio fratello Michele, sedici anni. Hanno portato una bacinella grande, con cinque-sei litri di acqua. Ogni dieci minuti, per almeno un´ora, ci hanno immerso completamente la testa nel secchio per quindici secondi.
Uno dei carabiniere in borghese ha filmato la scena con il telefonino.
Poi un altro si è denudato e ha detto `fammi un bocchino´».
 
Alle 19 circa, dopo cinque ore, finisce l´incubo e tutti vengono rilasciati, tranne Angelo e Sonia Campos e Denis Rossetto, accusati di resistenza a pubblico ufficiale. Giorgio e Michele, prima di essere rilasciati, sono trasferiti alla caserma di Peschiera del Grada per rilasciare le impronte. Cristian con la compagna e i ragazzi vanno a farsi medicare all´ospedale di Desenzano [Brescia].
 
Sabato mattina la prima udienza per direttissima contro i tre «accusati», che avevano evidenti difficoltà a camminare per le violenze. «Con molti familiari e amici siamo andati al tribunale di Verona - dice ancora Cristian - L´avvocato ci ha detto che potrebbero restare nel carcere di Verona per tre anni». Nel fine settimana  la notizia appare su alcuni siti, in particolare Sucardrom.blogspot. com.
La stampa nazionale e locale non scrive nulla, salvo l´Arena di Verona.
La Camera del lavoro di Brescia e quella di Verona, hanno messo a disposizione alcuni avvocati per sostenere il lavoro di Nevo Gipen.
 
di Gianluca Carmosino (Carta)

posted by: in rete
Pict of the week
What's new