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[30-07-2007 11:42] - Giovanni Pesce, partigiano "senza tregua"
Antifascista ferreo, combattente della guerra di Spagna, comunista coerente, con i Gap fu autore di alcune delle azioni più rischiose della Resistenza nelle città

Muore Giovanni "Visone" Pesce, partigiano "senza tregua"


Si è spento oggi a Milano all'età di 89 anni Giovanni Pesce, colonna della Resistenza antifascista. Assistito fino all'ultimo dalla consorte Onorina, anch'essa ex partigiana, se ne è andato al Policlino di Milano, dove era ricoverato da qualche giorno per una caduta riportata in casa.

Con lui se ne va uno degli ultimi grandi personaggi della Resistenza: Pesce era per tutti quelli che lo avevano conosciuto negli anni della clandestinità, e per tanti che lo avevano conosciuto leggendone le memorie, "Visone", il suo nome di battaglia. Fu comandante dei Gap, i Gruppi d'Azione Patriottica, precursori della guerriglia urbana durante i venti mesi della lotta di liberazione: si assunse di persona rischi pesantissimi, attaccando e liquidando individualmente esponenti del potere nazifascista.

Il più famoso "gappista" d'Italia era nato nel 1918 a Visone d'Acqui, nell'alto Monferrato. Suo padre, antifascista e di mezzi assai modesti, aveva dovuto emigrare in Francia con tutta la famiglia: per il piccolo Giovanni si prospettava un futuro da minatore, mestiere intrapreso a soli 14 anni.
Giovanissimo aderente al partito comunista, Pesce era accorso in difesa della giovane Repubblica spagnola aggredita dal suo stesso esercito, combattendo con grande coraggio nella terribile mattanza della battaglia dell'Ebro, fatale alle speranze repubblicane: fu ferito tre volte, e gravemente. In seguito era stato internato come straniero in Francia, prima di rientrare in Italia dove il solito delatore lo aveva presto consegnato alle patrie galere prima, al confino a Ventotene poi, in compagnia, fra i tanti altri, di Sandro Pertini.

Caduto il fascismo di regime nel 1943, Pesce era tornato a casa per poi dirigersi a Torino a fondare i Gap; da lì si spostò poi a Milano, dedicandosi a colpi arditissimi contro il nemico, giustiziando vari esponenti del fascismo repubblichino da solo, in pieno giorno, in città formicolanti di militari, spesso a quattro passi dalle più infami camere di tortura di regime. Girava con due pistole, viveva in clandestinità in un miniappartamento, si fidava di pochissime persone. Poi agiva, fulmineo, vincendo la paura e gli scrupoli morali, per vendicare gli impiccati, i deportati, i torturati di quei venti mesi. «Ammazzare non è facile, ogni volta mi si stringeva il cuore» dirà: non prese mai gusto al sangue sparso.

Dopo la guerra fu premiato con la medaglia d'oro al valor militare. Il suo impegno passò dal piano militare a quello politico, come consigliere comunale a Milano per il PCI (1951-1964) e nell'ANPI dalla nascita dell'organizzazione. Nel 1991, alla scissione del PCI, scelse di stare con Rifondazione. Di Giovanni Pesce restano i libri "Soldati senza uniforme", Un garibaldino in Spagna e soprattutto il più volte ristampato Senza tregua. La guerra dei GAP, un resoconto asciutto e spietato degli aspetti più crudi della Resistenza e del mestiere di uccidere il nemico in guerra.

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