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Microsoft, monopolio del secolo venturo

di RALPH NADER e JAMES LOVE

Microsoft è la più importante impresa di servizi d'informazione. Non per le sue dimensioni numerose società hanno un fatturato maggiore (1) né per i suoi prodotti, poiché vi sono imprese ben più innovatrici. Ma Microsoft occupa una posizione dominante sul mercato dei sistemi di gestione software essenziali per il funzionamento dei personal computer (2), e usa questo controllo quale strumento di una vertiginosa conquista del mercato delle applicazioni software, dei servizi d'informazione, del commercio elettronico e dell'editoria.
La formidabile success story del suo fondatore (3) non deve far dimenticare le ragioni di fondo della potenza della sua impresa. Secondo le stime, Microsoft detiene il 90% circa del mercato dei sistemi di gestione per microcomputer. E controlla il 90% circa del mercato dei software più diffusi (trattamento di testi, programmi di grafica e impaginazione, banche dati relazionali), che costituiscono "pacchetti" di applicazioni informatiche per uffici vendute in blocco.
In fatto di innovazione, Microsoft non ha fatto granché. Ha acquisito Ms-Dos, il primo sistema di gestione per personal computer, da un'altra azienda. Per la sua interfaccia grafica, Windows, si è ispirata alla Macintosh della Apple, che a sua volta si è servita dei lavori della Xerox. Il programma di calcolo e raccolta di dati Excel di Microsoft è un'imitazione di Lotus 123, a sua volta ispirato a VisiCalc. Il programma di scrittura Word è stato introdotto sul mercato quando già esistevano vari altri programmi dello stesso tipo; il programma di presentazione grafica Power Point è un'imitazione di altri programmi come Harvard Graphics o Freelance; infine, Microsoft ha dovuto procedere ad acquisti per penetrare sul mercato delle banche dati (utilizzate, ad esempio, per i cataloghi e gli schedari delle imprese), un campo nel quale si trovava in posizione subordinata.
Pur arrivando spesso in ritardo al ballo, Microsoft è però quasi sempre la più notata. Il suo dominio in ciascuno dei mercati sopra citati è tale che pochi investitori sono disposti a finanziare le imprese intenzionate a sloggiarla. Microsoft infatti non è più soltanto un'impresa di successo tra le altre: ormai sembra non avere più rivali sul mercato dei personal computer.
Questo successo è dovuto in parte alla scelta dei dirigenti dell'impresa di spendere enormi somme di denaro per migliorare i prodotti le cui prime versioni lasciano spesso alquanto a desiderare oltre che alle sue eccellenti capacità di marketing. Spesso però, a quanto si dice, ricorre a sistemi predatori o incompatibili col concetto di libera concorrenza: si cita ad esempio la manipolazione costante del suo sistema di gestione Windows, allo scopo di danneggiare i prodotti rivali; o anche la diffusione selettiva di informazioni, la vendita in pacchetti di prodotti mediocri associati alle applicazioni essenziali, l'annuncio di programmi inesistenti per scoraggiare l'acquisto dei software concorrenti, l'assunzione massiccia del personale di altre società. Senza contare una forza d'urto pubblicitaria che assoggetta i media specializzati (4), oltre a pratiche tariffarie predatorie, con le quali punta a privare dei loro proventi le imprese concorrenti. Con questa sua reputazione bellicosa, e in ragione della sua potenza, Microsoft ha demoralizzato la maggior parte dei concorrenti.
Dopo aver battuto un gran numero di società innovatrici e creative per regnare incontrastata sulle applicazioni informatiche per uffici, Microsoft rivolge ora la sua attenzione verso Internet, un altro campo nel quale la sua presenza è recente.
L'impresa di Bill Gates cerca di controllare tutto il complesso dei software che permettono di collegarsi con questa "rete delle reti". Con questo obiettivo distribuisce gratuitamente il suo software, Explorer, fornito automaticamente con Windows. Si tratta di una minaccia grave per Netscape, unico concorrente di Microsoft in questo campo. Se riuscirà a espellere Netscape, Microsoft potrà utilizzare il suo monopolio per controllare i futuri standard delle edizioni, dei servizi di informazioni e del commercio elettronico. E cercherà poi di trasformare Internet in un sistema più chiuso, che sarà interamente nelle sue mani.
Microsoft ha dato inoltre battaglia a Sun Microsystems per il controllo degli standards di Java, un linguaggio informatico destinato ai programmatori. Con Java, Sun si era lanciata all'assalto del bastione Microsoft. La diversità dei computer e dei sistemi di gestione obbliga in effetti gli editori di software a costosi sviluppi, necessari per scrivere una versione del loro programma per ogni tipo di configurazione. Spesso finiscono per decidersi a programmare solo per quel 90% dei computer che funzionano con il sistema di gestione Microsoft.
Sun definisce Java come un sistema che consente di "scrivere una sola volta per poter eseguire ovunque". Un programma scritto in Java deve funzionare su tutti i computer, indipendentemente dall'hardware o dal software. E questo minaccia la potenza monopolistica di Microsoft.
Microsoft cerca dunque di neutralizzare Java utilizzando sistematicamente una strategia: quella di aggiungere nuove funzioni alla propria versione di uno standard comune. Se vi sarà un numero sufficiente di programmatori che utilizzeranno queste nuove funzioni, i loro prodotti Java potranno funzionare soltanto sui computer dotati del sistema di gestione Microsoft.
Dave Nachbar, consigliere per gli investimenti in alta tecnologia, ha paragonato questa strategia alla tattica del serpente anaconda: "l'abbraccio che soffoca".
E se il monopolio di Microsoft fosse un bene per i consumatori?
C'è chi lo sostiene. Si afferma ad esempio che questo monopolio ha fatto scendere i prezzi dei software e ha messo gli utenti in condizione di scambiarsi documenti e dati. Va ricordato però che la prima guerra dei prezzi del software è stata scatenata dalla società Borland, e che l'esistenza di Internet ha largamente migliorato lo scambio di informazioni in un sistema aperto e concorrenziale. D'altra parte, in ogni settore conquistato da Microsoft si è subito registrato un declino dell'innovazione. Le imprese suscettibili di entrare in concorrenza con la società di Bill Gates e quelle che potrebbero divenire un suo bersaglio, si vedono chiudere rapidamente ogni accesso al capitale-rischio. E la Microsoft sarà presto in grado di "ingabbiare" il sistema decentrato sul quale si è sviluppata Internet: se riuscirà a monopolizzare l'interfaccia utente (che consente di manovrare le finestre e i menu), potrà agire anche sulla selezione di contenuti e di servizi, strappando così nuove occasioni di partenariato con diversi settori dell'industria e riducendo la concorrenzialità nel campo del commercio elettronico. Ma anche al di là di ogni considerazione economica, l'eccessiva concentrazione di potere nuoce alla democrazia. Non è questo uno dei postulati di base delle istituzioni americane?
La società non è impotente davanti a questo monopolio dell'era digitale. Non solo gli organismi statali, ma anche i consumatori e gli editori di software possono intervenire per circoscrivere il campo d'azione di Microsoft e rilanciare la concorrenza. In particolare, le commissioni antitrust dell'Unione Europea e degli Stati uniti dispongono dei mezzi per impedire a Microsoft di estendere il proprio monopolio sui sistemi di gestione e sulla navigazione su Internet.
Anche gli enti statali di approvvigionamento potrebbero riservare una parte delle risorse destinate all'informatica a fornitori indipendenti da Microsoft, e sostenere le imprese concorrenti. Sarebbe inoltre auspicabile che la società di Bill Gates separasse il suo sistema di gestione dalle sue applicazioni, e che le autorità incaricate del controllo sulle concentrazioni abusive esercitassero la necessaria vigilanza per individuare eventuali pratiche predatrici. Nelle fusioni e negli acquisti Microsoft dovrebbe rispettare determinate condizioni; operazioni del genere potrebbero anche essere vietate quando consentono a quest'impresa di occupare una posizione che la mette in condizioni di decidere da sola dei futuri standard di Internet, del multimedia e del commercio elettronico.
Per l'amministrazione americana esiste però un ostacolo di rilievo, derivante dal fatto che Microsoft è uno dei maggiori esportatori del paese. L'Europa dovrebbe dunque guardare con maggiore attenzione alle pratiche monopolistiche del gigante dell'informatica. E' infatti in gioco il futuro democratico della rivoluzione digitale.


note:
* Ralph Nader, avvocato, dirige un movimento di difesa dei consumatori negli Stati uniti; James Love è economista presso il Center for Study of Responsive Law Washington (http://www.cptech.org)
torna al testo (1) Nel 1996 il fatturato della Microsoft (11,3 miliardi di dollari) rappresentava solo una frazione di quello della Mitsubishi (752 miliardi di dollari).

torna al testo (2) Il sistema di gestione permette ai vari programmi di dialogare con le componenti del computer (memoria, hard disk, schermo, tastiera, mouse) e con l'utente (serve a pilotare le finestre, i menu ecc.). I sistemi grafici quali Macintosh e Windows sono inoltre in grado di manipolare immagini, suoni, video e testi. Grazie a questi sistemi i programmatori non hanno più bisogno di riscrivere per ogni applicazione le funzioni di calcolo, di comunicazione tra applicazioni, di accesso a Internet ecc., e possono quindi concentrare la loro attenzione su ciò che costituisce la particolarità del loro programma.

torna al testo (3) William Gates, 41 anni, ha fondato nel 1975 la società Microsoft della quale possiede tuttora il 22,3%. Grazie a questa partecipazione (36 miliardi di dollari nel dicembre 1996) Gates è "l'uomo più ricco d'America".

torna al testo (4) Serge Halimi, "Une presse libre", le Monde diplomatique, settembre 1995.
(Traduzione di P.M.)

tratto da Le Monde Diplomatique

billjoke


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