Premi un bottone Tortura: Nuovi sistema di controllo carcerario.


CAQ cover di Robin Ballantyne *


tratto da Covert Action Quarterly 64 (primavera 1998)
tradotto da Tactical Media Crew - http://www.tmcrew.org


Le carceri sono un ambiente controllato, fuori dalla vista dei media, dove vengono "testati sul campo" molti di questi nuovi armamenti del controllo politico. Impazienti di tagliare i costi per la gestione delle carceri, per la crescita delle spese per il personale, sia le prigioni, private che quelle pubbliche [1] stanno sostituendo queste tecnologie di servizio.

Il rapporto STOA evidenzia il pericoloso prolificare dell’uso degli armamenti non letali sui prigionieri, e richiede un immediato divieto dell'elettroshock e dei mezzi di controllo a distanza come le “cinture di reazione”. Queste armi che vengono bloccate intorno alla vita dei prigionieri, scaricano 50.000 volt alla schiena all'altezza dei reni. Amnesty International ha messo in guardia dalla rapida proliferazione e aggressiva commercializzazione di tali strumenti che facilitano la tortura “premi-bottone” e ne richiede una completa interdizione [2].

Tali proteste comunque non hanno impedito ai fabbricanti di pubblicizzare delle cinture "per la totale supremazia psicologica..... dei carcerati potenzialmente fastidiosi." Niente che colpisca i prigionieri che spesso perdono il controllo della vescica e degli intestini, la Stun Tech company si vanta che: "Dopo tutto se stai indossando il contrattore intorno alla vita e atttraverso una semplice pressione sul bottone, in mano di chiunque, potrebbe farti defecare o urinare addosso, quale sarebbe la tua reazione dal punto di vista psicologico?”.[3]

Con oltre un milione di rinchiusi e gravi sovraffollamenti, nelle prigioni americane le tensioni aumentano di continuo. L'ufficio federale delle prigioni sta diventando una parte formale del nuovo programma di ricerca sulle armi non-letali. Le squadre di controllo del disturbo, unità specializzate, usate nelle carceri americane per domare le rivolte, stanno riscrivendo le loro liste della spesa che includono: schiuma scivolosa, reti contenitive, mezzi antitrazioni, frecce/pallottole anestetizzanti, dispensatori chimici, fucili a rumore, simili a generatori acustici, infra-ultrasuoni, laser a bassa energia, e munizioni ottiche in aggiunta alle armi ad energia cinetica, elettrica e chimica, già attualmente in uso.[4]

Oltre, ad offrirsi come area riservata per testare i sistemi di coercizione meccanica, il rapporto STOA sottolinea che le prigioni "formano i nuovi laboratori per lo sviluppo delle prossime generazioni di droghe per la riprogrammazione sociale (psicoattive), che i laboratori farmacologici delle università e dei militari rinnovano ogni anno".

Sempre più le autorità carcerarie usano le droghe per immobilizzare i rinchiusi - una tattica che potrebbe essere un crimine se usata durante la guerra. Questi contenimenti chimici sono provenienti da droghe psicotiche noti come anti-depressivi, sedativi, tranquillanti, con potere ipnotico. Droghe come il Largactil, o il Serenase offrono l'equivalente chimico di una camicia di forza e il loro uso sta diventando sempre più controverso con l’aumento della popolazione carceraria e con il sempre maggior numero di prigionieri "trattati". In USA la tendenza alla punizione è diventata una terapia che raggiunge la sua apoteosi con le “modificazioni del comportamento” il cui uso Pavloniano di ricompensa e punizione è la prassi per condizionare il comportamento. Droghe come l'Acnetine (un derivato del curaro) che produce sia paura che panico sono usate in terapie di avversione. In carcere le possibilità per testare le nuove droghe del controllo sociale sono estese, mentre i controlli sono veramente pochi.

Il rapporto STOA indica come prospettiva il rilascio di licenze per le prigioni - pubbliche e private. Nessuna licenza dovrebbe essere garantita ad alcun appaltatore nella quale struttura sono state documentate delle violazioni dei diritti umani. E' raccomandata una completa interdizione e divieto sui sistemi automatizzati per punizioni indiscriminate come manganelli con incorporati OC gas e altre tecnologie; e richiede un divieto per tutte le recinzioni mortali ed i sistemi letali di negazione di per tutte le prigioni dell'Unione Europea.


Note:

* . Robin Ballantyne è un consulente inglese che lavora in stretto contatto con Amnesty International sulle questioni militari, di sicurezza e polizia. [torna al testo]

1. Vedi Phil Smith, “Private prisons; Profits of Crime” - CAQ n. 46, Fall 1993 [torna al testo]

2. Amnesty International, “Arming tht Torturers - Electro-shock Torture and the Spread of Stun Technology” March 1997. Anche in ACLU Newsfeed “Chain Gang Stun Belts Shock Rights Groups” Aug. 12 1996 [torna al testo]

3. Tratto da Amnesty International, “USA - Use of electroshock belts” June 1996 [torna al testo]

4. Presentazione alla II conferaenza sulla Difesa Non-letale tenuta dalla American Defense Prepardness Association, Tyson’s Corner, VA, March 1996 [torna al testo]



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