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ultime news, comunicati e materiali vari sulle lotte contro carcere e repressione


[28 Aprile 2014] Belluno: "non scordiamo Mirco...", un presidio a quattro anni dalla morte di Sacchet

Belluno: "non scordiamo Mirco...", un presidio a quattro anni dalla morte di Sacchet
Assemblea sotto il carcere di Baldenich a quattro anni dalla morte di Sacchet. Musica e canti fuori, gavette e coperchi sulle sbarre e fazzoletti bianchi dentro

Gli amici di Mirco. Quelli del presidio fuori dal carcere di Baldenich con le voci e la musica diffusa dal sound system e gli altri dietro le sbarre con le gavette e i fazzoletti bianchi. L'hanno ricordato tutti con grande emozione, dalle tre del pomeriggio di un sabato in tinta con il dolore per il suicidio di un ragazzo, che il 13 aprile avrebbe compiuto 31 anni. Ne aveva 27, quando si è tolto la vita, mentre stava scontando una pena di due anni e 20 giorni patteggiati nel gennaio 2009. Piove un'acqua quasi autunnale, sotto un cielo di piombo, ma i ragazzi si sono organizzati con un tendone sopra i banchi, dove qualcuno ha appoggiato una torta al cioccolato. Il permesso è per cinque ore di assemblea, in compagnia di tre carabinieri e altrettanti poliziotti: "Liberi tutti, libere tutte".

Sono gli agenti di custodia, con i loro baschi azzurri i bersagli della contestazione della mobilitazione nazionale organizzata dal coordinamento dei detenuti "per un'amnistia generalizzata, il miglioramento delle condizioni di vita dei reclusi e la scarcerazione dei malati cronici: contro l'ergastolo, i regimi speciali e punitivi, i reati ostativi e il sovraffollamento" Questo il contenuto di un volantino distribuito, con il volto di Mirco Sacchet e la foto dello striscione dell'anno scorso con la scritta "Non scordiamo Mirco. Solidarietà con i detenuti". Ieri il lenzuolone bianco è stato confezionato al momento, utilizzando una bomboletta di vernice spray di colore marrone: "Non scordiamo Mirco". Può bastare.

Un trentunesimo compleanno celebrato simbolicamente, prima di un messaggio: "L'ha ammazzato questo carcere, non si è ucciso", grida un manifestante, "le guardie e la direzione". Oltre il campo da tennis in cemento, si alzano le mura della casa circondariale e i detenuti dell'ala che guarda l'istituto Agosti ringraziano per la musica e condividono la proteste. Qualcuno sbatte anche il coperchio di una pentola sull'inferriata, qualcun altro saluta con la mano. Uno di loro si chiama Mario e risponde alle domande dei manifestanti. Come state? "Male". In quanti siete in cella? "Cinque". Vaga la risposta sui metri quadrati: "Pochi".

Scatta un coro spontaneo "Mirco, Mirco", che cambia improvvisamente e in peggio, quando lungo il muro di cinta compaiono tre agenti, che cominciano il loro giro. Potrebbero anche fare delle richieste musicali i detenuti, ma quello che conta è avere una colonna sonora diversa dal solito per qualche ora. Tutto può durare al massimo fino alle 20, sempre nel ricordo di Mirco Sacchet, un ragazzo che aveva scelto di essere in isolamento per il furto di un'auto.

inserita da: Corriere delle Alpi



[23 Aprile 2014] Minacce e promesse al Cie di Torino

Dopo periodo di calma apparente, a distanza di un mese dagli ultimi grandi incendi, sale di nuovo la tensione nel Cie di Torino. Nelle ultime settimane i funzionari di Polizia e Croce Rossa erano riusciti a tener calmi i pochi reclusi rimasti con i soliti metodi questurini: minacce di arresti per chi si fosse azzardato a ribellarsi; improbabili promesse di un’imminente liberazione per tutti, visto che l’ultima gara d’appalto per la gestione del Centro di corso Brunelleschi era andata deserta. Ma ieri pomeriggio la situazione per un attimo è di nuovo sfuggita di mano. Di ritorno da una visita medica, un recluso dell’area blu scopre che la direzione del Centro ha deciso di non riportarlo in sezione con gli altri: per lui si aprono le porte dell’ospedaletto, una sorta di anticamera dell’isolamento. Da subito iniziano le proteste del recluso e dei suoi compagni di sezione che non vedendolo tornare temevano fosse stato espulso. Gli animi si scaldano quando un funzionario della questura risponde malamente ai reclusi dell’area blu che chiedevano spiegazioni: in tutta l’area inizia un gran casino fatto di urla e battiture. Intanto il recluso, dopo un lungo tira e molla con il direttore, decide di sbattere la testa contro il muro provocandosi una vistosa ferita. Per evitare ulteriori casini, la polizia accetta di farlo medicare e di rimandarlo in sezione, dove intanto tutti i reclusi dell’area, una quindicina in tutto, hanno deciso di iniziare da ieri sera uno sciopero della fame.

Aggiornamento ore 16. Continua nel Cie di Torino lo sciopero della fame dei reclusi, che hanno rifiutato i pasti sia a colazione che a pranzo.

Aggiornamento ore 20. Una ventina di solidali si raduna fuori dalle mura del Centro per un veloce saluto: dieci minuti di cori, battiture e petardoni, per ricordare ai reclusi in lotta che non sono soli.

inserita da: Macerie



[18 Aprile 2014] CIE GRECI: la detenzione amministrativa prolungata oltre i 18 mesi

Proteste nei grandi centri di detenzione dopo la dichiarazione dell’estensione della durata della detenzione a più di 18 mesi.

Oggi le autorità dei centri di detenzione di massa a Drama/Prenesti, Komotini, Corinto e Xanthi hanno informato i detenuti senza documenti che potrebbero rimanere in detenzione per più di 18 mesi, fino a 24 o 36 mesi, o per un periodo senza fine se non collaborano con le autorità secondo una nuova regola. Infatti collaborazione significa qui “ritorno volontario”. L’unica alternativa è la richiesta d’asilo.

Nonostante ciò, bisogna notare che secondo la direttiva europea 18 mesi sono il periodo massimo di detenzione amministrativa e questo solo se l’espulsione è fattibile. Tuttavia, le autorità greche detengono molte persone appartenenti a nazionalità che non possono essere espulse, come afgani, eritrei, somali e perfino siriani.

I detenuti dei cosiddetti centri di pre-deportazione – aperti con i raid della polizia nell’operazione Zeus Xenio all’inizio di agosto 2012 – sono già stati distrutti psicologicamente ricevendo ogni tre mesi l’informazione del prolungamento della loro detenzione per altri 3 o 6 mesi . Il limite di 18 mesi sembrava già così lontano, ma almeno lasciava la speranza della fine della loro prigionia. Oggi, l’informazione scioccante di ancora più tempo dietro le sbarre ha provocato rivolte, autolesionismo e scioperi della fame.

Sarà chiaro solo nei prossimi giorni se la minaccia di un’altra proroga della durata della detenzione diventerà reale o meno quando i prossimi detenuti completeranno i 18 mesi. Secondo quanto riferito, alcuni di loro hanno già ricevuto le decisioni sulla detenzione con una proroga del periodo massimo di detenzione di 18 mesi per altri 6 mesi – anche prima di aver completato i 18 mesi

inserita da: AteneCalling.org



[13 Aprile 2014] Presidio in solidarietà ai/alle Detenuti/e in lotta sotto Rebibbia - Roma

Presidio in solidarietà ai/alle Detenuti/e in lotta sotto Rebibbia - Roma

Domenica 13 aprile 2014 si terrà un presidio fuori dal carcere di Rebibbia durante la protesta promossa dal Coordinamento dei Detenuti nelle carceri italiane.
Attraverso battiture, scioperi della spesa, rifiuto del vitto e altre forme di lotta, i detenuti e le detenute alzeranno la testa e si batteranno per un’amnistia generalizzata, per il miglioramento delle condizioni di vita all’interno delle prigioni e la scarcerazione dei malati cronici, contro l’ergastolo, i regimi speciali e punitivi, i reati ostativi, il sovraffollamento.

Lo faranno autonomamente, in forme tanto incisive quanto il contesto più lo permetterà, senza affidare la propria libertà a politici e partiti vari: “Riporre speranze nei confronti di chi questo sistema lo ha creato e sostenuto non serve a nulla così come lamentarsi o lagnarsi, noi e solo noi possiamo spezzare queste catene e per farlo dobbiamo iniziare dall’interno consapevoli che la lotta ci rende liberi” (dal comunicato di indizione lanciato dal Coordinamento dei detenuti).

Le carceri esistono per terrorizzarci, dividerci, renderci innocui.
Rispondiamo senza paura, creiamo solidarietà, lottiamo contro questo sistema sociale, che è esso stesso carcere.

NON POSSIAMO LASCIARLI E LASCIARLE SOLI/E

LIBERI TUTTI LIBERE TUTTE

Appuntamento domenica alle ore 12 davanti alla sezione maschile

al parcheggio in via Elena Brandizzi Gianni (all’altezza di via tiburtina n 1000)

inserita da: Rete Evasioni



[05 Aprile 2014] Mobilitazione dentro le carceri

La mobilitazione all’interno delle carceri, proclamata dal “Coordinamento dei detenuti’’ nel mese di settembre 2013 ha visto di migliaia di detenuti partecipare ad una lotta come da anni non si vedeva.
Nonostante le difficoltà riscontrate nel coinvolgere tutti i penitenziari, i tanti aspetti positivi della stessa ci dicono che la strada intrapresa è quella giusta ed è unanime la convinzione che la protesta sia la sola ed unica risposta contro un sistema inaccettabile; sistema definito da più parti come inumano e degradante, fatto di abusi e pestaggi, che vede tra le sue ultime vittime quella di Federico Perna morto per mano dello stato nel carcere di Poggio Reale. È ora di dire basta!
Noi non ci accontentiamo di aver creato un primo momento di conflitto, noi vogliamo e possiamo fare di più e puntiamo ad una reale modifica di questo sistema carcerario indicendo per il mese di aprile 2014 una nuova mobilitazione con scioperi della fame battiture, rifiuto del vitto e forme di lotta autodeterminate, tanto incisive quanto il contesto più lo permetta, dal giorno 5 al giorno 20 dello stesso mese.
Con questa nuova protesta è nostra intenzione mettere al centro delle rivendicazione l’urgente necessità di un’amnistia generalizzata in nome della libertà e l’abolizione dell’ergastolo.
Ribadiamo il nostro NO a differenziazioni, trasferimenti punitivi e isolamento, rinnoviamo le precedenti richieste quali migliori condizioni di vita, soluzioni alle emergenza del sovraffollamento, il rispetto dei diritti naturali dell’uomo che qui dentro ci vengono negati, l’abolizione dei regimi di tortura legalizzati quali: 41bis, 14bis ed alta sorveglianza dei reati ostativi e la liberazioni di tutti i malati cronici reclusi, riporre speranze nei confronti di chi questo sistema lo ha creato e sostenuto non serve a nulla così come lamentarsi o lagnarsi, noi e solo noi possiamo spezzare queste catene e per farlo dobbiamo iniziare dall’interno consapevoli che la lotta ci rende liberi.
Chiediamo per tanto a tutti i detenuti di non restare indifferenti e contribuire con il massimo delle proprie forze per far si che la mobilitazione del prossimo aprile 2014 sia la più ampia e partecipata possibile.
Ci appelliamo inoltre a tutti i movimenti, alle organizzazioni, ai famigliari dei detenuti e ogni singolo cittadino affinché siano indetti, nelle settimane precedenti la mobilitazione presidi all’esterno delle carceri per fare arrivare il nostro messaggio a quanti più detenuti.

LA LOTTA NON SI ARRESTA

P.S. Consigliamo ai fratelli e alle sorelle reclus* di redigere comunicati da diffondere e chiediamo ai solidali di tutt’Italia di far tuonare il nostro grido di libertà sulla rete e nelle piazze.

inserita da: Coordinamento dei detenuti



[02 Aprile 2014] Lettera di Nico dal carcere di Alessandria

  QUELLO  STESSO FORMICOLIO                                                   

Casa Circondariale di Alessandria, 2 aprile 2014

«Questa mattina nel corridoio della sezione, prima di scendere all’aria, ho visto dalla finestra dei detenuti che giocavano nel campo da calcio, che si sgranchivano le gambe accarezzati da un bel venticello. Porca vacca quanto avrei voluto stare in mezzo a loro. Dalla cella li sento ancora esultare ad ogni goal e mi godrei almeno la partita dagli spalti se non avessi questo cavolo di plexiglass opaco davanti alla finestra… so che questo è uno dei particolari che ha fatto più scalpore di questa Alta Sicurezza.
Anche se con tutti gli altri detenuti non ci possiamo incontrare, se molti abbassano la testa quando per sbaglio li incrociamo mentre siamo diretti alla sala avvocati, se ci vedono come degli alieni e le uniche cose che sanno di noi gliele dicono le guardie o le infamità dei giornali, so che molti di loro condividono quello stesso formicolio alle gambe che ci prende appena alzati e si quieta solo con la sera.
Qui dentro vivo una doppia tensione: da un lato la calma, lo spirito disteso con cui affrontare le giornate e attutire le eventuali brutte notizie che mi strizzano sempre più (una lettera censurata, delle domandine completamente ignorate, ecc…), dall’altro mi sento scalpitare, penso se sia possibile prendersi degli spicchi di spazio in più per decongestionarsi o semplicemente per vivere più umanamente.
Un mio amico rinchiuso ad Ivrea una volta mi ha scritto “alla fine sono tutti carceri, non c’è uno meglio dell’altro” e, ripensando alla mia permanenza alle Vallette, non ha tutti i torti. Questa cosa in un certo senso mi rinvigorisce perché anche se io sono in un regime separato, vuol dire che alla base abbiamo gli stessi bisogni. Ad esempio, qui la socialità si fa in corridoio sotto le telecamere con le celle chiuse, ma sarebbe molto importante mangiare assieme, tra le cazzate di uno e le risa dell’altro; in un’altra sezione vorranno le celle aperte tutto il giorno, qualcuno il sopravvitto meno caro, qualcun altro vorrà usare di più la palestra (se ce n’è una) e qualcuno vorrà semplicemente tutto… ecco che ritorna costantemente quel formicolio.
Una volta gli scienziati della politica ci tenevano a dire che i detenuti erano tutti uguali e trattati come tali, adesso dicono che ognuno è diverso dall’altro e che può essere migliore e usufruire di vari benefici. In questa scaletta a chiocciola dove ogni detenuto si avvita sulle ginocchia nel tentativo di raggiungere l’ultimo gradino, io penso che gli estremi si tocchino: da un lato quelli in regime speciale, con più restrizioni e molti occhi addosso, dall’altro i più comuni tra i comuni, quelli buttati nei giudiziari stracolmi di gente che non se li caga nessuno.
Per noi è la legge stessa a dire che non possiamo godere di alcun permesso o privilegio, qualsiasi cambiamento della condizione di vita qua dentro sarebbe troppo “pericoloso”. Per gli altri è la macina della galera, incessante e monotona, che semplicemente guarda le infinite richieste e passa avanti. Molti di loro vengono da contesti di strada e non hanno un sostegno fuori, altri sono addirittura una grossa spesa per le proprie famiglie già in difficoltà.
Anche i Tribunali in realtà non fanno una gran differenza. Certo, su di noi spendono tante parole e un mucchio di udienze perché il reato fa audience con quella parolina magica appioppata sopra: “terrorismo”. Ma cosa dire di tutti quelli che si possono permettere solo un avvocato d’ufficio, che a volte manco si presenta alla convalida oppure suggerisce solo di patteggiare, causando così delle condanne pesantissime?
Entrambi veniamo usati per dare l’esempio in modo tale che si diffonda a tutti i livelli e mantenga quel grado di soggezione costante verso la diffusione della ribellione e di una illegalità sempre più legata alla sopravvivenza quotidiana. “Venire usato” , forse è questa la sensazione più forte che respiri quando entri nel circolo della giustizia, dalla questura (anzi dalla volante che ti porta via in manette), alla cella.
Anche quando parlano di “svuotare le carceri” per i politici è tutta una questione di calcoli e giochetti economici, per cui il punto non è solo chi far uscire e chi tenere, ma anche chi far entrare di nuovo. Ad esempio: hanno abolito la Fini-Giovanardi sulle droghe, per cui è come dire che oltre a far uscire detenuti dovrebbero guardare con un altro occhio il reato di spaccio, tuttavia è fresca la notizia di due maxi retate come non si vedevano da un po’ in un quartire di Torino per arrestare piccoli spacciatori e clandestini. San Salvario era una zona popolare e adesso vogliono metterla a nuovo per metterci della gente che sia in grado di sostenere una vita medio alta, così da arricchire i proprietari di case, supermercati, ecc.. a discapito dei vecchi abitanti impoveriti e allontanati. Io non dico che lo spaccio sia buono o cattivo, non mi interessa, ma di sicuro quei ragazzi sono l’ultima ruota del carro, lavorano in strada, non si possono permettere un affitto oppure, come un mio amico anche lui arrestato in grande stile, sono costretti a lavorare, a scaricare bancali 8/10 ore al giorno per 20/30 euro, e nemmeno tutti i giorni. Nei suoi occhi e in quelli di molti ragazzi come lui che ho rivisto anche in galera, è come se si leggesse una semplice domanda “aspettare… cosa?! … perché?!”. Allora si arrabbiano e agiscono con vigore ma impulsivamente, spesso vengono puniti o messi in isolamento e imparano sulla loro pelle l’urgenza di trovare un po’ di complici, di comunicare, di unirsi.
Va detto che noi, arrestati per la lotta NO TAV, siamo un po’ viziati dal sostegno, dall’affetto e dalla solidarietà , non solo degli amici più vicini, ma di una marea di persone diverse e variegate che grida per la nostra libertà, rispedisce al mittente questa repressione continuando a creare svariati problemi.
Dirò, però, che la cosa più forte è questo sentimento di venire coinvolti: in galera tutto si gioca sulla ripetizione, sulla percezione che nulla possa essere diverso , come fuori dal tempo e dallo spazio, ma questa, per quanto maledettamente efficace, è un’illusione. Quelle persone là fuori mi aiutano a spezzare l’incantesimo perché mi raccontano di come cambia il loro mondo, soprattutto di come sono loro stessi a modificarlo. Le cose vanno avanti e non per questo devo starci male, meglio gioire e soffrire assieme che cercare di rimanere in una bolla e sperare che tutto passi nel modo più indolore. La galera ti segna, ti solca come uno scalpello sottile e imperterrito, soprattutto quando non te ne accorgi e pensi di stare in pace perché hai preso le distanze da tutto e da tutti.
Sta tornando l’idea e la sensazione, parlando con molti, che la miseria qua dentro, privati di tutto, non sia così diversa da quella fuori; ma c’è chi ragiona, giorno per giorno e con tutti i rischi che corre, su come poter usare al meglio il tempo libero che gli rimane tra le mani - anche perché ha perso il lavoro e non entra più in un negozio, non va più al cinema, a stento si ritrova al bar per permettersi un caffè - per cercare altri come lui e non dipendere più dalle regole del gioco. Io penso a tutti loro e mi dico: “Dovrò pur fare la mia parte, fosse anche solo un modo per resistere e uscirne a testa alta, davanti ai “fratelli” di oggi e di domani”.

Niccolò»

inserita da: NICCOLÃ’



[18 Dicembre 2012] Comunicato Ufficiale edizione 2012 (16a)

Tattoo Circus, 16a edizione

iniziativa benefit per i detenuti

Dal 28 novembre al 2 dicembre qui a Roma si svolgerà la TATTOO CIRCUS, un'iniziativa con la quale, attraverso serate e intere giornate di piercing e tatuaggi, si vuole continuare un percorso di sostegno per amici e compagni in carcere. I motivi che ci hanno spinto fin da subito nel voler riproporre anche quest'anno queste giornate sono molti. Sicuramente sentiamo il bisogno di parlare di carcere e repressione, spinti dal profondo desiderio di distruggere ogni gabbia.
Il carcere è una delle estreme sintesi del potere dello Stato, della violenza di questa società; è, pure, un'istituzione resa necessaria dalla società stessa e dal potere per poter mantenere se stesso e continuare a dividerci in buoni e cattivi, legali e fuorilegge, socialmente accettati ed esclusi.

Questo progetto è nato per non lasciare i detenuti e le detenute sole nel vivere la violenza che è il carcere, rompere le mura dell'isolamento e dell'indifferenza e, non ultimo, aiutarli anche economicamente a sopravvivere là dentro.
Abbiamo deciso anche quest'anno di coinvolgere nell'iniziativa detenuti politici e non. Questo perchè crediamo non ci possa essere libertà se non la libertà di tutti e tutte; perchè non ci interessa conoscere le accuse o i motivi per cui una persona si trova in carcere per volerla vedere libera; perchè non crediamo nella giustizia di giudici e magistrati nè vogliamo crear divisioni tra i detenuti, comode solo a chi li tiene rinchiusi. Per noi ognuno, ognuna di loro si trova là dentro perchè c'è una legge che ha deciso per la sua vita, perchè ha rotto con l'illusione di una società che ci vuole schiavi (di un lavoro, di un ruolo, dei suoi dettami del tempo...), perchè si è ribellato. Anche per questo andremo davanti al carcere femminile di Rebibbia DOMENICA 2 DICEMBRE DALLE 11.00 in poi, per sostenere con saluti, voci, musica e grida di libertà tutte le detenute.

E' a chi si ribella che dedichiamo quest'iniziativa.
A chi coi carcerieri di ogni risma non c'ha mai collaborato, anzi, semmai gli ha reso la vita più difficile. A chi anche dietro le sbarre continua nella lotta che ha sempre portato avanti, la lotta contro ogni autorità. A chi s'è ritrovato fuori dalla legge e a chi ha scelto di esserlo.


COI CARCERIERI NIENTE DA SPARTIRE
DISTRUGGIAMO OGNI GABBIA!

inserita da: Assemblea Tattoocircus



[26 Novembre 2012] Locandina serata Ateneo 1 dic alta risoluzione

La locandina della serata del 1 dicembre all'Ateneo.

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inserita da: Ateneo Squat



[21 Novembre 2012] Prima , durante e dopo un corteo

"Prima , durante e dopo un corteo" pubblicato dalla rete evasioni (http://www.inventati.org/rete_evasioni/)

Scarica il file (pdf)

inserita da: rete evasioni



[21 Novembre 2012] Guida per chi ha la sventura di entrare in carcere

Guida per chi ha la sventura di entrare in carcere  pubblicato da rete evasioni

nota:

Ovviamente questo manuale e' da considerarsi come indicazioni generali, poiche' purtroppo in italia la situazione puo' essere molto diversa da carcere a carcere.

Scarica il file (pdf)

inserita da: rete evasioni



[14 Novembre 2012] Siamo Online con il nuovo sito!!!!

Ciao a tutti/e/a/u/o,

il sito della TattooCircus e' online, e questo e' un messaggio del tipo "ciao mondo", per verificare che tutto funzioni e che funzioni la sezione news dove troverete notizie e materiali inerenti alla tattoocircus e alle lotte contro carcere e repressione.

inserita da: zksquatt



[14 Novembre 2012] Logo alta risoluzione

Logo alta risoluzione
Il logo della tattoo circus ad alta risoluzione...

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inserita da: zksquatt



[14 Novembre 2012] Locandina alta risoluzione

Locandina alta risoluzione
La locandina della tattoo circus ad alta risoluzione

Scarica il file (rar)

inserita da: zksquatt




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