|  Con 
              l'entrata in vigore della riforma Zecchino puo' dirsi completato 
              quel ciclo di ristrutturazione cominciato ormai parecchi anni fa 
              dai passati ministri. E' quindi evidente che questa riforma rientra 
              in un percorso gia' tracciato dai precedenti governi e naturalmente 
              condizionato dai cambiamenti che in questi anni stanno modificando 
              i mercati e la societa'. In questo quadro l'universita' diventa 
              uno dei tasselli in cui uomini e donne si formano assecondando i 
              cambiamenti della societa'. Gli atenei dunque si aprono alle imprese, 
              alle multinazionali, a forme non retribuite di prestazioni lavorative. 
              In questo scenario le facolta' snaturano anche quel minimo livello 
              di confronto e contaminazione lasciando spazio solo alla formazione 
              professionale di forza lavora compatibile con le esigenze delle 
              imprese che operano nello stesso territorio dell'universita'. Ogni 
              percorso di crescita culturale individuale viene soffocato dalle 
              esigenze del mercato e la cultura stessa viene mercificata, plastificata 
              e venduta alle imprese sotto forma di lavoratore atipico, ricattabile 
              e compatibile con le varie mansioni richeste. L'universita' 
              diventa quindi un luogo fisico dove la cultura viene misurata in 
              crediti formativi e dove i privati interferiscono tranquillamente 
              con le scelte strategiche dei vari atenei. Cerceremo 
              di analizzare sinteticamente i cambiamenti piu' percettibili che 
              questa riforma ha imposto e ci riserviamo di ampliare questa riflessione 
              con i contributi e le analisi di tutti quei soggetti che all'interno 
              degli atenei cercano acora di sviluppare i loro saperi ed il loro 
              pensiero critico senza farsi inghiottire dal buco nero aperto dall'ormai 
              completo piano di ristrutturazione universitario. STRUTTURA 
              DEI PERCORSI DI STUDIO Il 
              progetto del Ministro prevede una suddivisione in due livelli seriali 
              (3+2 anni, 60 crediti annui). Il primo livello, che rilascerà 
              il titolo di laurea e sarà ottenuto con il conseguimento 
              di 180 crediti, "ha l´obiettivo di assicurare allo studente 
              una adeguata padronanza di metodi e contenuti scientifici generali, 
              nonché l´acquisizione di specifiche conoscenze professionali". 
              Il secondo livello, per il quale saranno necessari altri 120 crediti, 
              rilascerà il titolo di laurea specialistica, che "ha 
              l´obiettivo di fornire allo studente una formazione di livello 
              avanzato per l´esercizio di attività di elevata qualificazione 
              in ambiti specifici". La generalita' dei contenuti del primo 
              livello di formazione non consente di acquisire completamente la 
              preparazione necessara capace di agevolare l'ingrasso degli studenti 
              e delle studentesse all'interno del mercato del lavoro. Nonostante 
              aver rincorso ed ottenuto i crediti necessari il livello di formazione 
              riconosciuto e' minimo e come tale viene considerato dalle imprese 
              e dalle agenzie interinali. CREDITI 
              FORMATIVI UNIVERSITARI I 
              crediti formativi sono stati introdotti nel nostro sistema dalla 
              legge 341/90 che subordina alla totalizzazione di una somma di crediti, 
              non inferiore a quella stabilita per legge per i singoli corsi, 
              l´ammissione dello studente all´esame finale del corso 
              di studi. Nello Schema di Regolamento in materia di Autonomia Didattica 
              degli Atenei del 6 settembre 1999, i crediti formativi universitari 
              vengono definiti come "quantità di lavoro di apprendimento, 
              compreso lo studio individuale, richiesto nelle attività 
              formative previste dagli ordinamenti didattici dei corsi di studio 
              ad uno studente in possesso di un´adeguata preparazione iniziale"(versione 
              dello Schema trasmessa ai rami del Parlamento il 6 settembre 1999). 
              Un credito è quindi una quantità, un valore numerico 
              che viene fissato, dal suddetto Schema di Regolamento, in 25 ore 
              di lavoro per studente; tali crediti, "con decreto ministeriale", 
              possono subire "variazioni in aumento o in diminuzione... per 
              singole classi, entro il limite del 20%". Da 
              questo assurdo modo di concepire la didattica appare evidente la 
              superficialita' con cui si vogliono valutare e classificare i milioni 
              di percorsi individuali di crescita culturale. Il valore di uno 
              studente viene considerato rispetto alle ore di studio che gli sono 
              ufficialmente riconosciute. Questa forma di valutazione crea una 
              radicale differenza tra i frequentatni e i non frequentanti, tra 
              gli studenti lavoratori e quelli full time, tra i pendolari e i 
              "residenti". Tutto cio' determina una naturale selezione 
              negando di fatto l'accessibilita' agli studi a tutti i soggetti 
              incompatibili con i nuovi ritmi imposti dall'universita' italiana. 
              Inoltre "i regolamenti didattici di Ateneo possono prevedere 
              forme di verifica periodica dei crediti acquisiti, al fine di valutarne 
              la non obsolescenza dei contenuti conoscitivi, e il numero minimo 
              di crediti da acquisire da parte dello studente in tempi determinati". 
              Questo significa che lo studente sarà sottoposto ad un´ulteriore 
              serie di prove, in questo caso addirittura su esami già superati 
              e sarà costretto a dare un numero prefissato di esami in 
              tempi ristretti. La 
              riforma prevede inoltre che "le Università possono riconoscere 
              come crediti formativi universitari [...] le conoscenze e abilità 
              professionali certificate ai sensi della normativa vigente in materia, 
              nonché altre conoscenze e abilità maturate in attività 
              formative di livello post-secondario alla cui progettazione e realizzazione 
              l´Università abbia concorso". Il rischio è 
              altissimo: corsi di formazione professionale in mano ai privati 
              vengono così equiparati alla preparazione universitaria. 
              È facile immaginare che i costi di questi corsi saranno elevati. 
              Ne consegue che uno studente con disponibilità economiche 
              potrà scegliere se seguire un corso all´Università 
              o "comprare" crediti presso aziende private o master universitari 
              a pagamento. ACCESSI Per 
              accedere ad un corso di laurea lo Schema di Regolamento prevede 
              che, oltre al possesso di un diploma di scuola secondaria superiore, 
              si debba superare un test d´idoneità che è necessario 
              per tutti. Se fino ad oggi il diploma di maturità garantiva 
              un accesso incondizionato all´Università, nel nuovo 
              sistema coloro che non superano il test all´ingresso saranno 
              costretti a seguire corsi e sostenere esami aggiuntivi per colmare 
              le lacune presenti nella verifica iniziale. Inoltre, per il passaggio 
              dalla laurea alla laurea specialistica, si dovranno possedere particolari 
              requisiti curriculari e una adeguata preparazione, che sarà 
              verificata dagli Atenei "con idonee procedure, prevedendo eventuali 
              obblighi formativi aggiuntivi da soddisfare all´inizio del 
              corso". AUTONOMIA 
              E COMPETIZIONE L´influenza 
              della logica imprenditoriale ha pervaso a tal punto il sistema universitario 
              da modellarne anche la gestione. Secondo questa concezione la cultura 
              diventa offerta, lo studente prodotto e il privato consumatore. Gli 
              Atenei faranno così a gara ad accaparrarsi i finanziamenti, 
              secondo la legge del più forte; infatti "con autonome 
              deliberazioni le Università attivano o disattivano i corsi 
              di studio [...] dandone comunicazione al Ministero". Ciò 
              significa che gli Atenei cercheranno di attivare il maggior numero 
              di corsi, anche se non pienamente rispondenti ad esigenze culturali 
              e formative, al solo fine di avere maggiori risorse. In questa maniera 
              gli studenti saranno delle cavie, sacrificate ad una sorta di competizione 
              tra Atenei. Il 
              prestigio (commerciale) degli atenei determinera' il valore della 
              laurea. La logica di competizione che si apre con queste innovazioni 
              rischia quindi di regalarci un'Universita' supermercato dove la 
              didattica e la cultura diventano secondari e marginali rispetto 
              al mercato e al marketing. RAPPORTO 
              UNIVERSITA´-PRIVATI L´influenza 
              del mercato sul sistema universitario appare evidente quando, nell´art.11, 
              si afferma che "gli obiettivi formativi e il quadro generale 
              delle attività formative sono assunti dall´Università 
              previa la consultazione con le organizzazioni rappresentative a 
              livello locale della produzione, dei servizi e delle professioni" 
              (leggi Confindustria, Confcommercio, ordini professionali e lobbies 
              economiche). I pericoli di questo meccanismo sono già sotto 
              i nostri occhi: in molti Diplomi universitari, infatti, viene sperimentata 
              l´ingerenza dei privati nell´organizzazione e gestione 
              dei corsi. La conseguenza è che la maggior parte dei finanziamenti 
              privati destinati ai diplomi vanno a potenziare quegli indirizzi 
              che le singole imprese giudicano più funzionali ai loro interessi, 
              a discapito di altri. Visto che l´attivazione di diplomi richiede 
              comunque un impegno economico da parte dell´Università 
              e visto che i finanziamenti rimarranno invariati, verranno sottratte 
              risorse ad altri corsi di studio con un loro inevitabile indebolimento. 
              Inoltre i criteri con cui vengono stipulati questi accordi sono 
              spesso poco trasparenti e legati a logiche di clientelismo. La 
              volontà della riforma quindi e' quella di fare dell´Università 
              un luogo dove impartire conoscenze meramente tecniche: lo studente 
              sarà un "prodotto" capace sì di svolgere 
              il lavoro per cui è stato formato, ma privato ormai di quel 
              bagaglio culturale indispensabile per l´accrescimento individuale 
              e della società (produci, consuma, crepa). ALCUNE 
              RIFLESSIONI Non 
              ci stupiamo che la riforma Zecchino abbia introdotto queste novita'. 
              Non c'e' niente di strano in questa riforma. Se solo si ripercorre 
              il percorso fatto dall'universita' italiana prima di arrivare a 
              tutto questo si capisce cosa e come ha influito nei processi di 
              distruzione e ricostruzione della didattica universitaria. Berlinguer, 
              De Mauro, Zecchino hanno solo rifinito un lavoro cominciato piu' 
              di dieci anni fa con una miriade di provvedimenti, regolamenti, 
              circolari e decreti. Un lavoro che ha ricalcato esattamente le linee 
              guida dettate dai cambiamenti in atto nel mercato del lavoro. Cosi' 
              come la scuola pubblica, l'universita' diventa uno degli elementi 
              piu' importanti dentro il sistema dedicato alla produzione dei nuovi 
              lavoratori. I legami che saldano formazione e sfruttamento sono 
              il nuovo terreno di scontro su cui si puo' e si deve riflettere 
              insieme. Questa 
              riflessione vuole essere solo uno stimolo per altre analisi, per 
              altri momenti di conflittualita', per tutte quelle riflessioni che 
              in mille modi e da mille direzioni intendono sviluppare e fomentare 
              momenti di confronto e lotta. [chiunque 
              voglia contribuire o mandare contributi puo' farlo inviandoci una 
              e-mail a mw4k@bastardi.net] |